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Il GRANDE TORINO: dalla Storia alla LEGGENDA, 4 maggio 1949

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@Merking
view post Posted on 1/5/2014, 07:56 by: @Merking
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Grande Torino: il ricordo di Ernest Erbstein
Il "tecnico errante" nonostante le leggi razziali riuscì ad allenare e a vincere uno storico scudetto

Nel nostro percorso di avvicinamento alla celebrazione degli Invincibili non poteva non mancare un capitolo a parte per un uomo con la U maiuscola che ha permesso a quella squadra di essere così grande.

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Foto dal web

Ernest “Egri” Erbstein, il tecnico del Grande Torino che con le sue tattiche innovative e con una conoscenza incredibile del gioco del calcio è entrato nell’albo dei più grandi allenatori della storia. Erbstein nasce nel 1898 a Nagyvarad, una città situata nella parte ungherese dell’Impero Austro-Ungarico. Inizia a giocare in patria ma nel 1924 sbarca in Italia nell’Olympia (l’attuale Fiumana). L’anno successivo rimane in Italia e milita nel Vicenza nell’attuale Serie B. Dopo una breve esperienza in America, dove era andato per nel frattempo per proseguire la propria carriera come agente di borsa ritorna in Ungheria dove chiuderà la propria carriera con il calcio giocato. Nel 1928 ritorna in Italia, questa volta nella veste di tecnico, sulla panchina del Bari. Gira l’Italia sedendosi sulla panchina di tantissime squadre ma le leggi razziali nel 1938 iniziano a colpirlo direttamente.

Erbstein, in quanto ebreo, infatti si vede limitare notevolmente la propria libertà. E’ di quel periodo il suo trasferimento a Torino. Nel primo anno sulla panchina granata l’ “allenatore errante” chiude il campionato secondo alle spalle del Bologna. Ma le leggi razziali si inaspriscono e allora decide di portare la propria famiglia in salvo in Ungheria. Ma la sua personale Odissea non è finita qua perché nel 1944 viene addirittura rinchiuso in un campo di lavoro dal quale però riesce poi a scappare. Dopo la Guerra riesce finalmente a tornare a Torino in veste di consulente prima e di direttore tecnico poi. Nella stagione 1948-1949 affiancato da Lieveskey torna ad allenare conquistando quello che per il Grande Torino valse il quinto scudetto consecutivo.

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Dal Tirreno

Susanna Erbstein ringrazia il professor Sereni
LUCCA. Una telefonata che non t’aspetti. E per questo ancora più gradita. È quella ricevuta ieri dal professor Umberto Sereni dopo che nei giorni scorsi aveva lanciato l’idea - proprio dalle colonne...

LUCCA. Una telefonata che non t’aspetti. E per questo ancora più gradita. È quella ricevuta ieri dal professor Umberto Sereni dopo che nei giorni scorsi aveva lanciato l’idea - proprio dalle colonne de «Il Tirreno» d’intitolare il Porta Elisa al grande allenatore Ernest Egri Erbstein che per primo nel 1936 portò la Lucchese in serie A ottenendo il miglior piazzamento di sempre (ottavo posto). A chiamarlo, commossa, la ballerina Susanna Egri Erbstein, 87 anni, la figlia del grande allenatore di origini ebraiche che, dopo essere stato deportato in un campo di lavoro in Ungheria, tornò in Italia e fu chiamato dal Torino per costruire la squadra più forte del mondo concludendo la sua vita terrena assieme ai suoi ragazzi nel terribile schianto dell’aereo di ritorno da Lisbona contro la basilica di Superga. «Ha ricevuto l’articolo uscito su Il Tirreno da un suo amico d’infanzia (il ginecologo Claudio Domenici). - dice Sereni - Sarebbe felice di sapere che la città dove ha vissuto i momenti più belli della sua infanzia e dove ha debuttato come ballerina al teatro del Giglio e dove si esibì per l’ultima volta nel 1948 dedicherà lo stadio, inaugurato proprio quando Erbstein allenava la Lucchese, al suo amato papà. Chiedo al sindaco e all’assessore allo sport di rompere gli indugi e di verificare se esiste questa possibilità». Gli fa eco il commerciante Vittorio Melecchi, il cui papà fu calciatore rossonero e la cui famiglia è stata sempre vicina alla Lucchese nel corso degli anni. «Un’idea in grado di unire tanti appassionati» dice Melecchi. (l.t.)



da Toronews

Il Toro ricorda i suoi eroi per ritornare Grande
Gabetto, Grava e Grezar: tre eroi del Grande Torino

Ricordiamo qui di seguito tre Invincibili che giocarono nel Grande Torino

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GUGLIELMO GABETTO - Attaccante del Grande Torino, collezionò ben 53 presenze nella squadra granata dal 1941 al 1943 siglando 30 reti una più bella dell'altra. Dopo la guerra, nel periodo d'oro 1944-1949, passò alla storia con 166 presenze e 92 gol. Gabetto era un attaccante puro, dotato di grandissima tecnica grazie a cui si distinse per giocate acrobatiche e bellissimi gol. Veniva chiamato "Il Barone" per la sua eleganza sia per quanto concerne la sua immagine sia per il gioco mostrato in campo. I suoi gol non erano mai scontati, anzi alcuni erano al limite del reale per la difficoltà di realizzazione.

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RUGGERO GRAVA - Grava fu un centravanti del Grande Torino nella stagione 1948-1949. Francese di nascita, ma di origini italiane, Grava era un attaccante completo dotato sia di grande fisicità che di tecnica sopraffina. Non trovò mai molto spazio nelle fila granata dal momento che il posto da titolare al centro dell'attacco era occupato da Guglielmo Gabetto, ma nonostante ciò si dimostrò un leader di grande spirito e personalità anche fuori dal campo.

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GIUSEPPE GREZAR - Mediano ambidestro del Grande Torino, Giuseppe Grezar era un centrocampista unico nel suo genere: l'intelligenza tattica delle sue giocate non aveva eguali, la fase di copertura ottima e la grande armonia che creava nel gruppo facevano di lui un pilastro fondamentale del Grande Torino. Grezar, nella stagione 1942-1943, disputò 30 partite in maglia granata segnando 3 gol. Dal 1945 al 1949, dopo la parentesi di un anno nella formazione dell'Ampelea, collezionò 124 presenze nel Toro in campionato siglando ben 16 gol.

Eroi come loro non attendono altro che ripristinare la fama mondiale del Torino e il fantastico campionato disputato quest'anno dal Toro, comunque finisca, ha già riacceso le speranze di centinaia di migliaia di cuori granata.

 
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