TifoToro - Attimi di eternità Granata

Il GRANDE TORINO: dalla Storia alla LEGGENDA, 4 maggio 1949

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<Leoncina>
view post Posted on 28/4/2014, 13:30




Fonte: Toronews.net

Grande Torino: due portieri e un difensore da favola
A pochi giorni dalle celebrazioni di Superga ricordiamo con affetto Bacigalupo e i fratelli Ballarin



Cominciamo questa settimana con il ricordo di alcuni degli Eroi che perirono a Superga il 4 maggio del 1949, partendo dalla granitica linea difensiva di quella leggendaria squadra.

BACIGALUPO, TALENTO E SPETTACOLO - Nato a Vado Ligure il 12 marzo del 1924, Valerio Bacigalupo era il portiere del Grande Torino, una delle indiscusse colonne degli Invincibili. Arrivò in granata dal Savona a soli 21 anni, prelevato dal presidente Novo per 160 mila lire. Il suo esordio con il Toro arrivò nella partita più importante e più sentita dalla tifoseria, il derby. Purtroppo questa volta non andò bene per i colori granata: i bianconeri ebbero la meglio per 1-0 con un rigore del grande Silvio Piola. Da lì però Bacigalupo iniziò un'irresistibile scalata, che lo portò a vestire anche la maglia della Nazionale togliendo il posto al titolare dell'epoca, Sentimenti IV.
Valerio non era alto per essere un portiere, ma aveva uno stile spettacolare e un'incredibile elevazione che, unita ad una grande esplosività, gli consentiva di essere molto abile anche sulle palle alte, oltre che nelle sue proverbiali uscite basse.
Il gioco del Grande Torino prevedeva un numero uno abile anche nell'utilizzo dei piedi, caratteristica che l'ex portiere del Savona possedeva. Caratterialmente era estroverso e dotato di grande simpatia, motivo per cui diventò subito un idolo per i tifosi granata. A Torino divideva un appartamento in via Nizza con i compagni di squadra Martelli e Rigamonti e, prima della tragedia di Superga, si tolse ancora una grande soddisfazione con la maglia della Nazionale, battendo per 3-1 a Madrid la fortissima Spagna e parando un rigore nel corso della partita.

ALDO E DINO BALLARIN, IL FATO LI HA COLTI INSIEME
- Due dei baluardi della linea difensiva del Torino erano anche i fratelli Aldo e Dino Ballarin. Il primo era un terzino destro di grande temperamento e grande grinta, giunto a Torino dalla Triestina per la cifra record di 1,5 milioni, mentre il secondo era un giovane portiere, purtroppo chiuso proprio da Valerio Bacigalupo. Non giocò mai nessuna partita ufficiale con la maglia del Toro, ma si segnalò per la sua grande dedizione: era il primo ad arrivare agli allenamenti e l'ultimo ad andarsene.

Questo impegno, però, gli fu fatale: il fratello Aldo convinse la società a portarlo, come premio, a Lisbona per l'amichevole con il Benfica, al ritorno dalla quale tutta la squadra perse la vita nell'incidente aereo. I comuni di Chioggia e di San Benedetto del Tronto hanno deciso di intitolare il loro stadio ai fratelli Ballarin.


Edited by Merking - 20/5/2018, 16:01
 
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<Leoncina>
view post Posted on 29/4/2014, 09:23




Fonte: Toronews.net

Grande Torino: un mediano strepitoso e due gregari di qualità
A pochi giorni dalle celebrazioni di Superga ricordiamo Castigliano, Bongiorni e Fadini

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Prosegiuamo il ricordo degli Eroi che perirono nella tragedia di Superga il 4 maggio.

ZAMPA DI VELLUTO - Eusebio Castigliano era uno di quei giocatori per il quale ogni tecnico avrebbe fatto carte false per averlo. Un vero professionista dotato di una forza di volontà fuori dal comune. Nato come mezzala, viene poi presto provato sulla mediana ed Eusebio non delude le aspettative mettendo a segno un numero impressionante di gol. Nel campionato 45-46 si laurea addirittura capocannoniere del girone finale. ”Zampa di velluto” come viene soprannominato univa una tecnica sopraffina ad una fisicità ed una grinta incredibili. Il centrocampista di Vercelli aveva due passioni: il calcio e la bicicletta. Dopo aver ricevuto il premio per lo scudetto al termine del suo primo campionato in granata non ebbe dubbi su come investirlo: comprò proprio una nuova bicicletta.

BONGIORNI E FADINI - Emile Bongiorni, nato in Francia da una famiglia di origini italiane, arriva a Torino nel 1948 al termine di una difficile trattativa. Il transalpino viene acquistato dal Racing Club Paris con l’idea di sostituire Guglielmo Gabetto. Trovò qualche difficoltà ad ambientarsi nel calcio italiano ma le qualità di questo attaccante molto fisico e dal tiro molto preciso erano indiscusse. Il giovane Rubens Fadini, invece, il giorno della tragedia aveva solamente 22 anni. Era giovane, giovanissimo. Non disputò tante partite ma il suo nome in molti lo ricordano per il gol nel successo interno per 4-1 contro il Milan. Un centrocampista che avrebbe potuto dire tanto, tantissimo negli anni futuri.
 
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<Leoncina>
view post Posted on 30/4/2014, 07:42




Fonte: Toronews.net

Sauro Tomà, l'eroe sopravvissuto
Grande Torino: Un infortunio gli impedì di partire per Lisbona e gli salvò di fatto la vita

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Nato nel 1925 a Rebocco, in provincia di La Spezia, Sauro Tomà militò proprio nella squadra ligure e nella Vogherese, prima di approdare al Torino, venendo notato dagli osservatori granata per la sua grande classe nel ruolo di terzino destro.

Tomà riuscì dunque a coronare il suo sogno di giocare insieme agli Invincibili, facendo il sostituto di Virgilio Maroso, all'epoca alle prese con continui e fastidiosi problemi muscolari.
Si fece notare in positivo per le sue ottime prestazioni durante la tournée brasiliana compiuta dal Toro nel 1947.
Durante la sua permanenza a Torino Tomà ebbe un rapporto di amicizia molto stretto con il capitano, Valentino Mazzola.
Un infortunio ai legamenti del ginocchio, come tutti sanno, gli salvò la vita impedendogli di partire per la trasferta di Lisbona contro il Benfica.
Tomà venne però fortemente segnato da quell'esperienza, un incidente aereo nel quale persero la vita tutti i suoi compagni, tutti i suoi amici con cui aveva condiviso tutto.
Oggi il ''campione sopravvissuto'' vive ancora a Torino, città a cui rimane molto legato, proprio vicino al Filadelfia, teatro di mille battaglie per lui e per gli Invincibili, e partecipa con entusiasmo e commozione a tutte le iniziative legate al Grande Torino.
 
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view post Posted on 1/5/2014, 07:56
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Ammiraglio della Tortuga Granata

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da Toronews

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Grande Torino: il ricordo di Ernest Erbstein
Il "tecnico errante" nonostante le leggi razziali riuscì ad allenare e a vincere uno storico scudetto

Nel nostro percorso di avvicinamento alla celebrazione degli Invincibili non poteva non mancare un capitolo a parte per un uomo con la U maiuscola che ha permesso a quella squadra di essere così grande.

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Foto dal web

Ernest “Egri” Erbstein, il tecnico del Grande Torino che con le sue tattiche innovative e con una conoscenza incredibile del gioco del calcio è entrato nell’albo dei più grandi allenatori della storia. Erbstein nasce nel 1898 a Nagyvarad, una città situata nella parte ungherese dell’Impero Austro-Ungarico. Inizia a giocare in patria ma nel 1924 sbarca in Italia nell’Olympia (l’attuale Fiumana). L’anno successivo rimane in Italia e milita nel Vicenza nell’attuale Serie B. Dopo una breve esperienza in America, dove era andato per nel frattempo per proseguire la propria carriera come agente di borsa ritorna in Ungheria dove chiuderà la propria carriera con il calcio giocato. Nel 1928 ritorna in Italia, questa volta nella veste di tecnico, sulla panchina del Bari. Gira l’Italia sedendosi sulla panchina di tantissime squadre ma le leggi razziali nel 1938 iniziano a colpirlo direttamente.

Erbstein, in quanto ebreo, infatti si vede limitare notevolmente la propria libertà. E’ di quel periodo il suo trasferimento a Torino. Nel primo anno sulla panchina granata l’ “allenatore errante” chiude il campionato secondo alle spalle del Bologna. Ma le leggi razziali si inaspriscono e allora decide di portare la propria famiglia in salvo in Ungheria. Ma la sua personale Odissea non è finita qua perché nel 1944 viene addirittura rinchiuso in un campo di lavoro dal quale però riesce poi a scappare. Dopo la Guerra riesce finalmente a tornare a Torino in veste di consulente prima e di direttore tecnico poi. Nella stagione 1948-1949 affiancato da Lieveskey torna ad allenare conquistando quello che per il Grande Torino valse il quinto scudetto consecutivo.

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Dal Tirreno

Susanna Erbstein ringrazia il professor Sereni
LUCCA. Una telefonata che non t’aspetti. E per questo ancora più gradita. È quella ricevuta ieri dal professor Umberto Sereni dopo che nei giorni scorsi aveva lanciato l’idea - proprio dalle colonne...

LUCCA. Una telefonata che non t’aspetti. E per questo ancora più gradita. È quella ricevuta ieri dal professor Umberto Sereni dopo che nei giorni scorsi aveva lanciato l’idea - proprio dalle colonne de «Il Tirreno» d’intitolare il Porta Elisa al grande allenatore Ernest Egri Erbstein che per primo nel 1936 portò la Lucchese in serie A ottenendo il miglior piazzamento di sempre (ottavo posto). A chiamarlo, commossa, la ballerina Susanna Egri Erbstein, 87 anni, la figlia del grande allenatore di origini ebraiche che, dopo essere stato deportato in un campo di lavoro in Ungheria, tornò in Italia e fu chiamato dal Torino per costruire la squadra più forte del mondo concludendo la sua vita terrena assieme ai suoi ragazzi nel terribile schianto dell’aereo di ritorno da Lisbona contro la basilica di Superga. «Ha ricevuto l’articolo uscito su Il Tirreno da un suo amico d’infanzia (il ginecologo Claudio Domenici). - dice Sereni - Sarebbe felice di sapere che la città dove ha vissuto i momenti più belli della sua infanzia e dove ha debuttato come ballerina al teatro del Giglio e dove si esibì per l’ultima volta nel 1948 dedicherà lo stadio, inaugurato proprio quando Erbstein allenava la Lucchese, al suo amato papà. Chiedo al sindaco e all’assessore allo sport di rompere gli indugi e di verificare se esiste questa possibilità». Gli fa eco il commerciante Vittorio Melecchi, il cui papà fu calciatore rossonero e la cui famiglia è stata sempre vicina alla Lucchese nel corso degli anni. «Un’idea in grado di unire tanti appassionati» dice Melecchi. (l.t.)



da Toronews

Il Toro ricorda i suoi eroi per ritornare Grande
Gabetto, Grava e Grezar: tre eroi del Grande Torino

Ricordiamo qui di seguito tre Invincibili che giocarono nel Grande Torino

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GUGLIELMO GABETTO - Attaccante del Grande Torino, collezionò ben 53 presenze nella squadra granata dal 1941 al 1943 siglando 30 reti una più bella dell'altra. Dopo la guerra, nel periodo d'oro 1944-1949, passò alla storia con 166 presenze e 92 gol. Gabetto era un attaccante puro, dotato di grandissima tecnica grazie a cui si distinse per giocate acrobatiche e bellissimi gol. Veniva chiamato "Il Barone" per la sua eleganza sia per quanto concerne la sua immagine sia per il gioco mostrato in campo. I suoi gol non erano mai scontati, anzi alcuni erano al limite del reale per la difficoltà di realizzazione.

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RUGGERO GRAVA - Grava fu un centravanti del Grande Torino nella stagione 1948-1949. Francese di nascita, ma di origini italiane, Grava era un attaccante completo dotato sia di grande fisicità che di tecnica sopraffina. Non trovò mai molto spazio nelle fila granata dal momento che il posto da titolare al centro dell'attacco era occupato da Guglielmo Gabetto, ma nonostante ciò si dimostrò un leader di grande spirito e personalità anche fuori dal campo.

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GIUSEPPE GREZAR - Mediano ambidestro del Grande Torino, Giuseppe Grezar era un centrocampista unico nel suo genere: l'intelligenza tattica delle sue giocate non aveva eguali, la fase di copertura ottima e la grande armonia che creava nel gruppo facevano di lui un pilastro fondamentale del Grande Torino. Grezar, nella stagione 1942-1943, disputò 30 partite in maglia granata segnando 3 gol. Dal 1945 al 1949, dopo la parentesi di un anno nella formazione dell'Ampelea, collezionò 124 presenze nel Toro in campionato siglando ben 16 gol.

Eroi come loro non attendono altro che ripristinare la fama mondiale del Torino e il fantastico campionato disputato quest'anno dal Toro, comunque finisca, ha già riacceso le speranze di centinaia di migliaia di cuori granata.

 
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<Leoncina>
view post Posted on 1/5/2014, 08:11