| Da ToronewsMenti, Operto, Ossola, Rigamonti e Schubert: cinque Invincibili
Il ricordo di cinque eroi che hanno scritto la storia del Grande Torino
In vista del 4 maggio, oggi ricordiamo cinque tra gli Invincibili del Grande Torino: Menti, Operto, Ossola, Rigamonti e Schubert.
ROMEO MENTI - Ala destra del Grande Torino, Menti giocò nella formazione degli Invincibili dal 1941 al 1943 collezionando 23 gol in 50 presenze e dal 1946 al 1949 con 81 presenze e 31 gol. Fu proprio Menti a segnare l'ultimo gol, quello del 4 a 3, del Grande Torino a Lisbona contro il Benfica. Dopo la tragedia di Superga, la sua città natale, Vicenza, gli dedicò lo stadio in cui aveva esordito.
PIERO OPERTO - Giovanissimo difensore classe '26, approdò al Grande Torino nell'estate del 1948 scoperto da Mario Sperone. 11 le sue presenze con la maglia granata.
FRANCO OSSOLA - A soli 18 anni arrivò a Torino nel 1939, esordendo con la maglia granata nel febbraio del 1940. Da quel momento fino al 1949, l'attaccante Franco Ossola collezionò 175 in granata siglando ben 85 reti.
MARIO RIGAMONTI - Difensore classe '22 del Grande Torino, Rigamonti gioca prima nelle giovanili del Toro al 1941 al 1943, per poi passare alla prima squadra dal 1945 al 1949 dove disputò 140 partite segnando 1 gol. In seguito alla tragedia di Superga, gli è stato intitolato lo Stadio Comunale di Bescia, sua città natale.
JULIUS SCHUBERT - Mezzala ungherese, arriva a Torino da Bratislava all'inizio del 1949. Schubert subisce molto la presenza di Capitan Valentino e non troverà molto spazio. Le sue presenze, infatti, sono 5 in cui fu autore di un gol.da ToronewsGrande Torino: Mazzola, il leader della squadra più forte di tutte
Il ricordo di Valentino Mazzola, capitano degli Invincibili
Valentino Mazzola nasce a Cassano d'Adda nel 1919. Gli inizi della sua carriera tra i professionisti sono a Venezia, dove, insieme al contributo di Ezio Loik, trascina i lagunari ai migliori successi della loro storia. Novo lo porta a Torino nel 1942 e, nonostante le difficoltà iniziali, è subito scudetto. In seguito al servizio militare era un membro fisso della squadra di calcio della Marina Militare, che giocava a Roma a scadenza anche settimanali.
Dopo la guerra Mazzola riprese il suo posto, mai in discussione, nel centrocampo del Torino. La mezzala sinistra, il numero 10, porta la squadra al successo anche nei campionati seguenti. Riesce anche nella soddisfazione personale di diventare capocannoniere della stagione 1946/1947. Le sue doti tecniche facevano di lui un centrocampista completo, probabilmente il migliore d'Europa negli anni finali della carriera. Calciava con entrambi i piedi con estrema precisione, notevole stacco di testa anche se di statura non eccezionale, ottimo spunto in velocità e capacità di fondista e resistenza facevano di lui un calciatore capace di interrompere le azioni degli avversari, impostare per i compagni e segnare, molto. 123 le sue resti in granata e 4 in nazionale di cui è stato il capitano nelle sue ultime cinque partite in azzurro.
Al Toro e per il Toro Mazzola è molto di più di una fenomenale mezzala, lui è il capitano, il leader, l'uomo che fa la differenza. Il suo stesso stipendio è un caso esemplare di questo suo ruolo di trascinatore, Mazzola guadagnava il doppio degli altri, ma erano gli altri a volere così, proprio perchè Valentino aveva quel qualcosa in più che faceva vincere le partite. Bastava un banale gesto, ormai avvolto nella leggenda, bastava che Valentino si rimboccasse le maniche e tutta la squadra dava di più, quel di più che travolgeva qualsiasi avversario. Il quarto d'ora granata che cambiava il corso delle sfide e dei campionati come a Roma nel 1946, quando in tredici minuti i granata realizzarono sei gol. Per raccontare Valentino Mazzola, però, poteva bastare un piccolo appunto, che vale tantissimo. La sua maglia numero 10 del Torino è l'unica maglia di un club esposta al Museo della Nazionale di Coverciano.Edited by @Merking - 4/5/2014, 09:29
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