TifoToro - Attimi di eternità Granata

La nostra STORIA: I Personaggi ...

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<Leoncina>
view post Posted on 20/1/2014, 09:36




Buon compleanno Giacomo!
Il Team Manager del Toro compie oggi 55 anni



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Oggi 20 gennaio, tutto l’ambiente granata festeggia Giacomo Ferri, Team Manager della Prima Squadra dal 2010: “Big Jim” spegne infatti 55 candeline.
Approdato al Torino nel 1976, dopo due anni passati tra Berretti e Primavera, viene spedito in prestito a Reggio Calabria, dove con la formazione amaranto gioca tre campionati di Serie C1 in cui affina le doti di giocatore grintoso, con una cattiveria agonistica che poi lo avrebbe reso famoso e amato dai tifosi una volta tornato al Toro. In granata rimane dal 1981 al 1989, anno della retrocessione in Serie B, che lo vede trasferirsi a Lecce dove chiuderà la carriera nel 1993.
Inizia la carriera da allenatore da Tecnico delle Giovanili della Reggina, ma presto si trasferisce al Toro, dove nell’arco di sette anni, dal 1998 al 2005, ricoprirà i ruoli di allenatore di Giovanissimi, Allievi, Primavera e Prima Squadra, che gli fu affidata negli ultimi malinconici mesi della stagione 2002-2003, che vide il Toro terminare ultimo in classifica e retrocedere in Serie B.
Dopo una breve parentesi sulla panchina del Casale, che si conclude con un esonero, dal 2010 è tornato al Toro di Cairo, questa volta con le funzioni di Team Manager, che esercita con passione e professionalità, grazie anche alla sua profonda conoscenza dell’ambiente granata, che agli occhi dei tifosi fa di lui un vero e proprio trait-d’union fra passato e presente del Toro.
 
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view post Posted on 21/1/2014, 07:42
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AUGURI FOGLI
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Fogli Romano

Romano Fogli compie oggi 76 anni. Cresciuto nelle giovanili del Toro, ha esordito in serie A con la maglia granata il 27 maggio 1956 (Torino - Sampdoria 2-1). Per lui 49 presenze e una rete in totale con la maglia del Toro dal 1955 al 1958.

 
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<Leoncina>
view post Posted on 22/1/2014, 08:54




Fonte: Toronews.net

Toro, auguri a Gigi Simoni



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Classe ’39 nato nelle campagne bolognesi. Chiamato Gigi dagli amici, Simoni ha svolto quasi tutti i ruoli nel mondo del pallone, da giocatore ad allenatore, da direttore tecnico a dirigente sportivo.

Ma soprattutto ha indossato la maglia del Toro. Erano gli anni 60, esattamente la stagione del 1964 quando dal Mantova si trasferisce in Piemonte per formare una coppia straordinaria con un altro Gigi. Con Meroni, infatti, formava la coppia titolare di ali del Toro e in granata ottenne anche il suo record personale di gol ( ben 10) in una sola stagione. Dopo tre stagioni passò sull’ altra sponda del Po. Ma in bianconero non trovò molta fortuna e con sole 11 presenze chiuse la parentesi juventina.

Decise allora di scendere di categoria e in serie B trovò maggior fortuna riportando immediatamente il Brescia nella massima serie. Gli ultimi tre anni di carriera li trascorse al Genoa prima di appendere gli scarpini al chiodo all’ età di 35 anni nel 1974. Il granata lo ritrovò nel 2000 ma nelle vesti di allenatore non riuscendo però a terminare la stagione. Più fortuna la precedente parentesi interista nel 1997 con Ronaldo, con cui vinse la coppa Uefa e gli fu riconosciuta a fine anno il premio Panchina D’oro. Oggi tutta la redazione di Toronews gli augura un buon compleanno. Auguri a un campione che porta nel cuore ancora i valori granata.
 
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view post Posted on 26/1/2014, 10:17
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Il 26 gennaio del 1919 nasce Valentino Mazzola (Guarda anche QUI ;) ), la sua storia è così ricca, così commentata e ricca di riconoscimenti, biografie ed articoli che ci vorrebbe troppo tempo per scriverla tutta :o: :B):
Vi riporto qui qualche stralcio preso dalla rete e soprattutto potete trovare molte fonti e argomenti ben trattati nel solito sito di Wiki: Cliccate ed approfondite :rolleyes:

Mazzola Valentino: il Capitano

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Considerato tra i più grandi numeri 10 della storia del calcio [Marco Sappino ne "Storia del calcio italiano] e, secondo alcuni, il migliore calciatore italiano di tutti i tempi [Marco Sappino e John Foot], Mazzola fu capitano e simbolo del Grande Torino, la squadra riconosciuta come una delle più forti al mondo nella seconda metà degli anni '40 [Mario Sconcerti], con cui vinse cinque campionati, una Coppa Italia e capitano della Nazionale italiana, per un biennio.

La sua vita:
Ebbe un'infanzia disagiata; nel 1929, a causa della Grande depressione, il padre fu licenziato, così Valentino, per aiutare la famiglia, cominciò a lavorare l'anno seguente, quando aveva appena terminato la prima classe della scuola di avviamento, trovando impiego prima come garzone di un fornaio, poi, a quattordici anni, al linificio di Cassano d'Adda.
Nell'estate 1929, all'età di dieci anni, gettandosi nelle acque del fiume Adda, salvò la vita ad un suo compaesano di quattro anni più giovane che stava annegando: si trattava di Andrea Bonomi, futuro calciatore e capitano del Milan. Era soprannominato Tulen per l'abitudine di prendere a calci le vecchie latte: era solito farsi tutto il tragitto di andata e di ritorno tra casa e linificio calciandone una.
Quando giocava nella squadra del suo quartiere, la Tresoldi, venne notato da un suo compaesano appassionato di calcio, che lavorava come collaudatore allo stabilimento dell'Alfa Romeo di Arese, grazie al quale ottenne un posto nella squadra aziendale e un nuovo lavoro da meccanico.

Ppersona riservata, chiusa e di poche parole.
Il 15 marzo 1942 si sposò con Emilia Ranaldi, dalla quale ebbe due figli, entrambi calciatori: Sandro e Ferruccio (il cui nome fu scelto in onore dell'allora presidente del Torino Ferruccio Novo), nati rispettivamente nel 1942 e 1945.
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A Torino viveva in un piccolo appartamento di via Torricelli 66
Lavorò alla FIAT e dopo la guerra aprì un negozio di articoli sportivi, dove vendeva soprattutto palloni che fabbricava personalmente.
Separatosi nell'autunno 1946, il 20 aprile 1949 sposò nel Rathaus di Vienna la diciannovenne Giuseppina Cutrone, aspirante Miss.
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Il 4 maggio 1949, pochi giorni dopo le sue seconde nozze, perì nella tragedia di Superga, sciaguratamente, come egli stesso pensava che sarebbe morto a causa della guerra o per una disgrazia; un segno del destino, considerata la sua paura di volare.

Il giocatore:
Un leader, un trascinatore, un calciatore completo, moderno nella concezione del gioco e dotato di capacità atletiche e facilità di corsa fuori dal comune: possedeva uno scatto da velocista e una resistenza da fondista, grazie alle quali il suo rendimento era notevole.
Bearzot lo accostò, per le sue caratteristiche, a Di Stéfano, pur ritenendolo di levatura inferiore, e secondo il parere di chi ha potuto vederlo giocare è stato il calciatore italiano più completo di sempre.
« Ho fatto appena in tempo ad apprezzare da vicino lo straordinario talento di Valentino. In Italia non c'è mai stato un calciatore completo come lui. Né prima, né dopo.[14] »(Amedeo Amadei, 2001)
Operava praticamente ovunque: essendo forte nei tackle, era utile in difesa in fase di recupero; impostava le azioni — giocando un gran numero di palloni, cercandoseli in tutto il campo — e spesso le concludeva. Esclusa la sua esperienza come ala, all'inizio della sua carriera nella squadra dell'Alfa Romeo, i ruoli in cui fu impiegato maggiormente sono quelli di mezzala sinistra, interno e attaccante. Occasionalmente occupò anche la posizione di terzino, con risultati di tutto rispetto, di mezzala destra, di mediano e di portiere.Gli capitò anche di venire spostato tre volte nella stessa partita, partendo da mezzala per poi giocare da mediano, da terzino e infine terminare la gara al centro dell'attacco, tale era la sua versatilità.
« Ancora adesso se debbo pensare al calciatore più utile ad una squadra, a quello da ingaggiare assolutamente, non penso a Pelé, a Di Stéfano, a Cruijff, a Platini, a Maradona: o meglio, penso anche a loro, ma dopo avere pensato a Mazzola.[19] » (Giampiero Boniperti, 1989)
Grazie alla sua elevazione, Mazzola aveva la meglio anche sui difensori più alti
Di corporatura robusta, sapeva combattere in mezzo al campo; era proprio nei terreni pesanti, anche quando il campo si presentava in condizioni estreme, che, grazie alla sua forza fisica, riusciva a fare valere la sua attitudine pugnace. Capace, inoltre, di imporsi negli spazi stretti, disponendo di una tecnica individuale e di un palleggio affinati, sebbene non amasse esibirsi in virtuosismi.
Tra le sue diverse doti tecniche spiccavano l'ambidestrismo e un tiro di rara potenza, nella cui esecuzione al volo e nei calci di punizione era specializzato. Sauro Tomà, unico superstite del Torino alla tragedia di Superga, asserì che la singolarità del suo tiro consisteva nel saper colpire di collo pieno; mentre, per Giampiero Boniperti, «calciava talmente bene con entrambi i piedi che non era possibile stabilire se fosse un destro oppure un mancino».
Altre sue peculiarità erano il dribbling e la fantasia.
Nonostante la sua bassa statura era un buon colpitore di testa e abile nel gioco aereo, potendo contare su un'ottima elevazione.

Carriera:
Dal 1934 al 1939: Tresoldi, Fara D'Adda e Alfa Romeo
Dal 1939 al 1942: Venezia
I primi giorni del luglio 1942 venne acquistato dal Torino per un milione e 250 mila lire, una cifra che dalla stampa fu definita clamorosa e che permise al Venezia di risanare tutti i suoi debiti.
Il presidente Ferruccio Novo batté la concorrenza della Juventus e comprò, sempre dal Venezia, anche Ezio Loik, facendo il colpo del milione: l'operazione che portò le due mezzali a Torino, oltre al pagamento di una somma record mai sborsata prima nel calcio italiano, comprendeva il trasferimento di Raúl Mezzadra e Walter Petron alla squadra veneta.
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Esordì ufficialmente con la maglia granata il 20 settembre 1942, nei sedicesimi di Coppa Italia Torino-Anconitana Bianchi. La partita terminò 7-0 per i padroni di casa, con due reti di Mazzola, subito apprezzato dai tifosi per la grande mole di lavoro svolto.
Il 4 ottobre, al debutto in campionato, il duo Mazzola-Loik giocò male la partita: a causa della loro imprecisione e della loro scarsa intesa, furono considerati i responsabili della sconfitta per 1-0 che il Torino subì a Milano ad opera dell'Ambrosiana-Inter. Nella partita successiva, battuti per 2-1 in casa dal Livorno, i due mostrarono ancora insicurezza, al punto che la stampa sportiva si interrogava sull'adattabilità delle due pedine al sistema di gioco del Torino e sulla loro comprensione dello stesso, criticandone il loro posizionamento in campo, sempre secondo i quotidiani, troppo arretrato. In particolare fu su Mazzola che le obiezioni in merito alla sua posizione si protrassero per oltre due mesi, nonostante la squadra avesse iniziato una serie di vittorie con scarti pronunciati, grazie anche al suo contributo, e le sue prove fossero più che soddisfacenti.
Il primo gol in campionato arrivò al terzo turno, in occasione del derby Juventus-Torino (2-5) del 18 ottobre.
Nella seconda parte del campionato, contraddistinto da copiose vittorie di misura, Mazzola fornì diverse prestazioni di rilievo, alle volte eccezionali, impreziosite da alcuni gol. Nel mese finale della competizione, in aprile, realizzò tre reti nelle ultime quattro gare; fu giustappunto nella 30ª ed ultima giornata, dopo un combattuto ed equilibrato testa a testa tra Torino e Livorno durato per tutto il torneo, in cui si avvicendarono spesso in vetta alla classifica, che Mazzola ne timbrò uno molto importante, poiché il Torino riuscì ad espugnare Bari per 0-1, grazie ad un suo gol decisivo — a tre minuti dalla fine del campionato — che consegnò lo scudetto ai granata.
Alla ripresa della Coppa Italia, a metà del mese di maggio, nei quarti di finale il Torino vinse su un Milano largamente rimaneggiato per cinque reti a zero, due delle quali siglate da Mazzola.Il Toro arrivò sino alla finale, disputata in gara unica il 30 maggio all'Arena di Milano, ed ebbe la meglio sul Venezia per 4-0 con una rete di Mazzola.
Il Torino fu la prima squadra a fare la doppietta Campionato-Coppa Italia e Mazzola disputò tutte le gare di campionato e di Coppa Italia, laureandosi in quest'ultima capocannoniere con cinque reti.
Da gennaio a giugno 1943, tra ritiri infrasettimanali e incontri, Mazzola ebbe diverse chiamate dalla Nazionale della Regia Marina; impegni non secondari, considerata l'inattività della Nazionale maggiore, dalla durata di circa tre giorni con frequenza di due volte al mese che lo tennero lontano da Torino, anche a ridosso di gare rilevanti. Le partite, molto seguite dagli appassionati, si giocarono quasi tutte allo Stadio Nazionale a Roma.
***
L'ultima stagione, iniziata tra le polemiche.
A pochi giorni dall'inizio del campionato, fissato per il 19 settembre 1948, sei giocatori del Torino, tra cui Mazzola, non volevano adeguarsi alle condizioni di reingaggio che la società propose loro; Mazzola, inserito nella lista di trasferimento dei giocatori, saltò la prima gara di campionato contro la Pro Patria.
Stante la sua esitazione, il Torino decise di comprare, a ridosso della partenza della stagione, alcuni elementi per il reparto offensivo, pronti a sostituirlo: arrivarono così Zanolla,[186] Fadini e Gambino, tutti ottimi giocatori.
La contesa con la società granata verteva sui soldi che la mezzala pretendeva, forte dei dieci milioni di lire assicuratigli dal presidente dell'Inter Masseroni, con il quale aveva cercato di accordarsi sino all'ultimo, telefonandogli cinque volte sabato 18, alla vigilia del campionato, senza ricevere risposta; opposto era il parere del presidente Novo che non voleva fare differenze tra i suoi calciatori; furono così i suoi compagni a convincere Novo ad aumentargli lo stipendio.
« Lui guadagnava il doppio dei suoi compagni perché erano loro a volere così. Se Valentino si sentiva appagato era più facile vincere. » (Ferruccio Novo)
Raggiunta l'intesa economica con la società il 23 settembre, tornò in campo nel secondo turno Atalanta-Torino (3-2), realizzando una delle due reti nel primo tempo, con un'esemplare azione in cui sfruttò a pieno la sua velocità e la sua classe.
Nei primi giorni di ottobre scoppiò un altro caso Mazzola. Si apprese che la Lega Nazionale aveva inoltrato al Consiglio Federale della FIGC una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del giocatore per la sua condotta disdicevole nell'ambiente calcistico.
Dopo aver letto su Tuttosport un articolo sulla partita pre-campionato Milan-Torino del 12 settembre in cui erano elencati i molti granata assenti, in contrasto con la società, e in cui veniva contestata una norma federale che concedeva a Mazzola un posto in tribuna d'onore (l'articolo riportava testualmente: c'è Mazzola, ma in tribuna d'onore, secondo una ignorata disposizione federale che assegna un posto in tribuna d'onore ai giocatori che hanno controversie con le proprie società), il capitano granata aveva scritto una lettera, di ardua comprensione, al direttore Renato Casalbore, autore del pezzo, il cui contenuto era stato pubblicato integralmente nel quotidiano dallo stesso Casalbore senza commenti.
« Egr. comm. — Gradirei che lei non facesse più dell'ironia sul conto mio. Il suo giornale lo leggo poco, purtroppo a volte mi dicono: hai visto cosa ha detto Casalbore di te? Lei faccia il suo mestiere, porti il resoconto della partita alla sua redazione, e lasci stare il Mazzola anche se il Milan gli permette di sedere in tribuna d'onore per assistere ad una partita di calcio; ciò che interessa poco la federazione se il Milan che paga i propri giocatori e mantiene in parte la F.I.G.C. desidera fare, usare una cortesia a Mazzola che difende i suoi interessi come il Torino sta difendendo i propri?»(Lettera di Valentino Mazzola a Renato Casalbore, settembre 1948)
La stampa sportiva si divise tra opinioni severe e pareri più tolleranti; quest'ultimi, uniti all'ammissione da parte dello stesso Mazzola di aver commesso un errore, furono determinanti e fecero rientrare la rigidità che il Consiglio Federale aveva fatto trasparire in principio.

L'ultima partita e la tragedia di Superga[
Il 1º maggio, giorno seguente alla gara contro i nerazzurri, i granata volarono a Lisbona per disputare il 3 maggio un'amichevole contro il Benfica, conclusasi 4-3 per i lusitani, partita praticamente organizzata da Mazzola per l'addio al calcio dell'amico Francisco Ferreira, capitano della nazionale portoghese.
I due si erano conosciuti il 27 febbraio, quando l'Italia aveva battuto il Portogallo 4-1 a Genova; nel dopo partita, in un ristorante, Ferreira e Mazzola avevano discusso della partita che il Benfica avrebbe dedicato al portoghese, il cui incasso gli sarebbe stato donato come riconoscimento. Si doveva combinare un'amichevole di spessore, per attirare molti spettatori, e Mazzola gli aveva promesso il suo impegno affinché l'avversario fosse proprio il Torino.
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La partenza di Mazzola con il gruppo era molto incerta per via delle sue non ancora perfette condizioni di salute e qualche quotidiano aveva riportato la notizia del suo forfait, ma il capitano granata, invece, aveva mantenuto la promessa.
Nel pomeriggio del 4 maggio, durante il viaggio di ritorno, in condizioni di scarsa visibilità per una nebbia fitta, il Fiat G.212 che trasportava la squadra, i dirigenti e i giornalisti si schiantò alle ore 17:05 contro il muro della Basilica di Superga, provocando la morte istantanea di tutte le trentuno persone a bordo.
Al riconoscimento dei corpi, svoltosi nella tarda notte, contribuì Vittorio Pozzo. I funerali, cui parteciparono oltre mezzo milione di persone, si tennero il 6 maggio; le salme furono portate a Palazzo Madama, da dove partì il corteo, proseguito fino al Duomo.
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Lo stesso giorno la FIGC proclamò il Torino campione d'Italia, a quattro giornate dal termine, approvando la proposta di Internazionale, Milan e Juventus.

Palmarès
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Una formazione del Torino 1942-43, prima squadra a fare la doppietta Campionato-Coppa Italia. Mazzola è il secondo in piedi da sinistra.

Scudetto.svg Campionato italiano: 5
Torino: 1942-1943, 1945-1946, 1946-1947, 1947-1948, 1948-1949


Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 2
Venezia: 1940-1941
Torino: 1942-1943

Capocannoniere del campionato italiano: 1946-1947 (29 gol)
Capocannoniere della Coppa Italia: 1942-1943 (5 gol)
Riconoscimento alla memoria - Hall of fame del calcio italiano 2012


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Tributo a Valentino
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Tributo al Grande Torino
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I funerali del Grande Torino
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<Leoncina>
view post Posted on 28/1/2014, 10:04




Tanti auguri ALESSANDRO

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Il centrocampista granata compie oggi 31 anni! Alessandro Gazzi compie oggi 31 anni. Una stagione particolare quella del centrocampista di Feltre che dopo aver scontato la squalifica infertagli dalla giustizia sportiva per le vicende legate al calcioscommesse ha leggermente patito a integrarsi negli schemi di Ventura. Rientrato nella gara con l'Inter il tecnico lo ha schierato dal primo minuto e ovviamente la tanta tribuna fatta si è vista. Dopo un primo periodo leggermente sottotono Gazzi sembra però essersi poi ritrovato e quando è stato chiamato in causa ha risposto presente. E' chiaro che con un centrocampo molto affollato trovarsi uno spazio non è facile ma il giocatore potrebbe rivelarsi una pedina importante nell'arco della stagione.


Edited by <Leoncina> - 28/1/2014, 12:15
 
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<Leoncina>
view post Posted on 31/1/2014, 13:58




Tanti auguri SALVATORE

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Tutto il Torino Football Club festeggia oggi Salvatore Masiello che compie 32 anni. Auguri!

 
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view post Posted on 1/2/2014, 08:06
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AUGURI SCHACHNER

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Schachner Walter

Walter Schachner compie oggi 57 anni. Ex calciatore granata, ha militato per tre stagioni nel Toro, dal 1983 al 1986 collezionando 118 presenze e 35 reti tra campionato e coppe.
È stato senza dubbio uno dei giocatori più forti della storia del calcio austriaco, realizzando 23 gol nelle 64 presenze disputate con la Nazionale e partecipando alle fasi finali dei Mondiali del 1978 e del 1982.

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<Leoncina>
view post Posted on 3/2/2014, 09:21




Tanti auguri CAPITANO


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Tanti auguri a Kamil Glik. Il capitano granata compie infatti 26 anni. Ovviamente tanti auguri al giocatore sempre più simbolo di questo Torino che vola.



Edited by <Leoncina> - 3/2/2014, 12:25
 
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view post Posted on 4/2/2014, 08:42
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AUGURI FERRANTE

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Ferrante Marco

Marco Ferrante (Velletri, 4 febbraio 1971) è oggi un procuratore sportivo
Con 125 gol totali con la maglia del Torino si trova al 5º posto della classifica dei marcatori del club torinese dietro a Guglielmo Gabetto (127) e davanti a Valentino Mazzola (123).

La svolta della sua carriera avvenne nel 1996, con il passaggio al Torino.
Nel 1998-1999 mise a segno 27 reti, con cui fu capocannoniere della serie cadetta (stabilendo il record di gol in Serie B in una sola stagione nel dopoguerra, poi battuto da Luca Toni) e contribuì alla promozione in Serie A.
Nella stagione 1999-2000 segnò 18 reti in massima serie, insufficienti ad evitare la retrocessione, e nel gennaio 2001 passò in prestito all'Inter. Con i nerazzurri scese in campo 11 volte mettendo a segno un solo gol, contro l'Udinese.
Tornato tra i granata, vi giocò ancora fino al 2004, totalizzando 235 gare di campionato e 114 reti, che lo fecero diventare il quinto bomber del Torino di tutti i tempi, dietro a Paolo Pulici con 134 reti e davanti a Francesco Graziani con 97.

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Edited by <Leoncina> - 4/2/2014, 15:07
 
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<Leoncina>
view post Posted on 4/2/2014, 15:02




Disegni Granata

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<Leoncina>
view post Posted on 5/2/2014, 10:24




Fonte: Mole24 (http://www.mole24.it/2014/02/04/dalla-pro-...anilo-castelli/)

Dalla Pro Vercelli al Grande Torino, la storia del dottor Danilo Castelli
La storia di Danilo Castelli è la storia di una persona fortunata.

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Nato a Trino Vercellese nel 1917, si è spostato a Torino per studiare nel Liceo Scientifico Galileo Ferraris, che allora era l’unico Liceo scientifico del Piemonte. Poi la Facoltà di Medicina, la laurea in tempo di guerra e tantissimi anni di professione. A 97 anni, portati in maniera splendida, Danilo Castelli si dedica ancora alla fotografia, suo hobby da molti anni; tra i suoi soggetti, negli ultimi tempi c’è anche il cielo che copre Torino con le sue nuvole. «Sono stato molto fortunato nella vita – ci ha detto lui stesso – credo di aver sempre avuto una specie di angelo custode».

In questa vita fortunata il percorso di Danilo Castelli si è incrociato tante volte con quello di tanti sportivi che sono rimasti nel cuore dei loro tifosi, a cominciare dai giocatori della mitica Pro Vercelli degli scudetti. «Da ragazzino ho praticato tutti gli sport, ma soprattutto il calcio – ricorda Castelli – Mia madre aveva pensato di mandarmi a suonare il pianoforte, visto che mi piaceva la musica. Mi aveva mandato da una suora a imparare, solo che questo asilo (dove si sarebbero dovute svolgere le lezioni, ndr), era nel piazzale dove si giocava a pallone in paese e io marinavo per giocare. Sono stato in collegio, poi tornato in paese sono approdato agli Allievi della Pro Vercelli. La squadra si chiamava Veloces, e aveva una maglia gialla. Era la squadra in cui avevano militato il famoso Piola, Depetrini della Juventus e Ferraris II».

Teobaldo Depetrini era il mediano della Pro Vercelli, giocò poi nel Torino e nella Juventus, che allenò ai tempi di Boniperti e Sivori. Pietro Ferraris, invece, fu Campione del Mondo nel 1938. Per un ragazzino, accedere al settore giovanile delle Casacche Bianche era un’avventura notevole.

« Allora la Pro Vercelli era ancora in serie A – spiega Castelli – e io ebbi la fortuna di avere come sponsor, diciamo così, Milano I, che era il centro mediano della Pro Vercelli degli scudetti, e che mi aveva visto giocare. Giuseppe Milano, lo chiamavano Milanone perchè era un marcantonio, mi aveva preso a benvolere, sotto la sua ala, e mi ha inserito nella società».

L’esperienza nella Veloces, interrotta per lo studio, si è poi trasformata in una serie di presenze in Prima squadra.

«Era tempo di guerra, il campionato era stato fatto solo per l’Italia, settentrionale, perciò prendevano anche le rape come me, che giocavo terzino. La Pro Vercelli era finita in serie C e il campo non aveva ancora la tribuna in cemento, i sedili erano di terra tenuta da assi. Io giocavo come ala sinistra all’inizio, e giocavo bene, poi é mancato il terzino sinistro e allora non c’erano ancora molti giocatori in rosa, perciò mi hanno fatto fare qualche partita, ma ero il re degli autogol».

I ricordi delle partite sono ancora molto vividi

«Una volta eravamo a Novara e dietro a una porta del loro campo svettava la torre di San Gaudenzio; il gioco in quel momento era sulla porta avversaria, e io da terzino ero a metà campo, ho guardato la torre, mi sono distratto e non ho visto il pallone che mi superava, così abbiamo perso per quel gol. Volevano ammazzarmi!».

La squadra che ha seguito il destino di Danilo Castelli, però, è il Torino, di cui è stato tifoso fin da bambino. «Quando ero piccolo, avevo un cugino da parte di madre che riusciva a conoscere tutti e a intrufolarsi dappertutto. Un giorno, avrò avuto dieci anni, arrivò a casa mia, a Trino, con Rossetti. Era il periodo in cui giocavano lui, Baloncieri e Libonatti».

Per onor di cronaca: Julio Libonatti e Gino Rossetti sono ancora al secondo e al terzo posto nella classifica dei migliori cannonieri granata di sempre. «Mia mamma cucinò la panissa, poi andammo in paese con lui, mio cugino e mio padre, giocammo a biliardo e mi lasciò una sua foto.Ero piccolo, mi diedi molte arie perché era un evento eccezionale».

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Da medico, Castelli ebbe a che fare con il Grande Torino. Nel dopoguerra, la figura del medico societario non esisteva ancora, e le società si rivolgevano a vari ospedali a seconda delle necessità.

I granata, in particolare, facevano riferimento all’asstente di Achille Dogliotti, Emanuele Micheli. Alla clinica medica universitaria delle Molinette, Micheli aveva a sua volta un assistente, proprio Danilo Castelli. «Molte volte, quando si trattava di visitare qualche giocatore, delegavano me». In particolare, Castelli entrò in contatto con Ezio Loik e con Giuseppe Grezar.

« A Loik ho curato il paratifo, a Grezar una pleurite. Grezar era un ragazzo meraviglioso, con un gran fisico, ma era soprattutto buono. Quando veniva per il controllo in ospedale, se ero in sala visite, mi aspettava appoggiato al muro, tranquillo, senza pretendere trattamenti di favore. Loik invece abitava vicino a via Vinadio, nella mia stessa zona».

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Poi il Torino si interessò a Eusebio Castigliano, giocatore della Pro Vercelli. «La Pro Vercelli voleva per Castigliano, che era il mediano sinistro, 300mila lire, il presidente del Torino Novo però ne offriva 200mila. Quando gli feci la visita di assunzione fu lui stesso a chiedermi di aiutarlo mettere d’accordo i presidenti, visto che eravamo concittadini». Alla fine, Castigliano vestì la casacca granata per 250mila lire. «Voleva tantissimo giocare nel Torino, non sapeva certo come sarebbe andata a finire». Come altri giocatori, Castigliano viveva nella zona dietro corso Ferrucci.

«Lui abitava in Via Moretta, sempre vicino a me, e allora non ci si allenava tutto il giorno, solo al pomeriggio. Al mattino la moglie per levarselo di torno, diciamo così, lo faceva uscire con la figlia Paola, che era bambina. Le nostre famiglie avevano fatto amicizia, perché eravamo entrambi vercellesi». Castelli frequentò anche Virgilio Maroso.

«Andavo spesso al Filadelfia a trovarli, e penso sempre che Maroso seguì la squadra in Portogallo come premio, quando avrebbe dovuto restare a casa. Dopo il 4 maggio 1949 non ho seguito il calcio per molto tempo». Nel periodo del Grande Torino tutti in città giocavano a calcio. Alle Molinette fu lo stesso Achille Dogliotti a organizzare un derby chirurghi-medici, vinto da quest’ultimi con Castelli come allenatore in campo, e il celebre chirurgo nelle inedite vesti di portiere. La partitella ebbe un risvolto tra il comico e il romantico. «Non so come avevamo fuso le due squadre delle Molinette, chirurghi e medici, e siamo andati a giocare contro i medici di Nizza, in Francia. Il Torino Calcio, tramite Dogliotti e me, ci aveva prestato il Conte Rosso, il pullman che portava la squadra del Grande Torino in giro per l’Italia in trasferta». Anche quando si tratta solo di medici, gli italiani hanno spesso la meglio; Castelli i suoi vinsero la partita due a zero.

«Dopo la vittoria 2-0 siamo andati a mangiare nella zona alta di Nizza, dove venivano coltivati i garofani. Era maggio-giugno del 1948 e quando i coltivatori videro passare il Conte Rosso credettero di aver visto il Grande Torino. Ci fermarono e riempirono il pullman di garofani, c’era così tanto profumo che per poter respirare abbiamo dovuto aprire tutti i finestrini».

La vita professionale portò Danilo Castelli a interessarsi alle malattie parassitarie e a lavorare al laboratorio batteriologico dell’Ufficio d’Igiene. Una serie di circostanze lo portarono a curare dalla malaria il titolare di un celebre negozio torinese, che prese a raccomandarlo ad amici e conoscenti, tra cui un altro grande nome dello sport piemontese: Fausto Coppi.

Fausto_Coppi_Trofeo_Baracchi_1953



«Mi telefonarono dicendomi che c’erano Coppi e Luigi Cillario, che allora era il vicepresidente del Torino, che dovevano partire per l’Africa. Era la fine di novembre, e dovevano fare la vaccinazione contro la febbre gialla.L’Ufficio d’Igiene era l’unico posto in cui fosse possibile fare quella vaccinazione in Piemonte». In burkina faso, però, Coppi contrasse la malaria. Mentre li vaccinavo dissi a Cillario di fare attenzione alla malaria, e consigliai di acquistare del Paludrine. Quando si trovarono con gli altri, tra cui Geminiani, all’aereoporto di Parigi, Cillario acquistò il medicinale, ma è chiaro che Coppi non lo assunse». Cillario, infatti, sopravvisse anche se gli venne diagnosticata una lieve forma malarica. Al ritorno a Torino lo stesso Cillairo mi disse di aver visto Coppi e Geminiani uccidere delle zanzare dopo una battuta di caccia. Al 29 di dicembre lo portarono in ospedale a Tortona, ma anche Astaldi non poté fare nulla».

La prova di questo incontro fa ora parte dei cimeli della famiglia Castelli. «Qualche settimana dopo il fatto ricevetti una cartolina dall’Africa, da parte di Cillario e Coppi. Chiesi a mia moglie di conservarla e la nascose così bene che non la trovammo per vent’anni. Quando la ritrovai, la regalai a mio genero che fino ad allora non aveva a mio genero che fino ad allora non avevo creduto ai miei racconti”
 
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view post Posted on 10/2/2014, 11:19
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AUGURI SILENZI

Andrea_Silenzi
Silenzi Andrea

Acquistato dalla Reggiana, squadra di Reggio Emilia militante in Serie C1.
Con i granata emiliani realizza 9 reti che consentono alla squadra di centrare la promozione in Serie B.
L'anno successivo viene confermato al centro dell'attacco reggiano realizzando 23 gol, che gli consentono di vincere la classifica dei capocannonieri della Serie B e contribuiscono al piazzamento della Reggiana all'ottavo posto della classifica.
Passa al Napoli per 7 miliardi di lire. All'esordio, il 1º settembre 1990, segna una doppietta nel 5-1 con cui gli azzurri battono la Juventus in Supercoppa italiana.

Ceduto al Torino rimane per due stagioni.
Nella prima vince una Coppa Italia, segnando nella finale di ritorno i gol che permettono di ipotecare la vittoria del trofeo, mentre l'anno successivo sigla 17 gol, che gli valgono una convocazione in Nazionale.
È il primo calciatore italiano ad aver giocato in Premier League: con la maglia del Nottingham Forest segna 2 gol in altrettante stagioni.
Al ritorno in Italia veste le maglie di Venezia, Reggiana, Ravenna, Torino e di nuovo Ravenna, dove chiude la carriera.

Nel Toro (1992-1995 e 1999-2000) colleziona 93 presenze e realizza 26 reti

La finale di Coppa Italia vinta nonostante 3 RIGORI CONTRO
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view post Posted on 11/2/2014, 07:50
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Oggi è il compleanno di ben due portieri :woot:
AUGURI LORIERI

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Lorieri Fabrizio

Fabrizio Lorieri compie oggi 50 anni. Ex portiere, ha militato tra le fila del Torino per tre stagioni dal 1986 al 1989, collezionando 103 presenze tra campionato e coppe.

AUGURI SERENI

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Sereni Matteo

L'ex portiere granata compie oggi 39 anni



Tanti auguri a Matteo Sereni che oggi compie 39 anni. L’ex portiere arriva a Torino nel 2007 dopo la parentesi Lazio. Sotto la Mole trova una delle sue migliori stagioni diventando uno dei protagonisti di quel campionato. L’amore dei tifosi nei suoi confronti è immediato e lui rimane anche nelle due stagioni successive: una in Serie A e dopo nella cadetteria. Furono anni delicati nei quali Sereni fu sicuramente una delle note più liete proprio per il suo carattere che ha fatto immediatamente breccia nel cuore dei tifosi. Auguri anche ad un altro ex portiere granata, Fabrizio Lorieri, che compie 50 anni e a Beppino Bocchio che invece spegne 81 candeline.

 
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view post Posted on 12/2/2014, 08:16
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AUGURI PUSCEDDU

Oggi Vittorio Pusceddu compie 50 anni. Esordisce in serie A con il Toro nel 1985 e in quella stagione colleziona 11 presenze e due reti. Tornerà al Toro nell'annata 1988-'89 (per lui una sola presenza in coppa Italia) e ancora in quella 1997-'98, conclusasi con lo sfortunato spareggio contro il Perugia.

 
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view post Posted on 14/2/2014, 09:28
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AUGURI LONGO

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Moreno Longo

Moreno compie oggi 38 anni.
Attuale allenatore della Primavera del Torino FC, ha indossato la maglia granata anche da calciatore, per tre stagioni dal 1994 al 1997 collezionando 33 presenze e una rete.

 
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130 replies since 15/10/2013, 06:04   4857 views
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