TifoToro - Attimi di eternità Granata

La nostra STORIA: I Personaggi ...

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view post Posted on 12/12/2013, 15:03
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Capitano di convoglio

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Auguri!!!! Io ho avuto la fortuna di vederlo all'opera...un vero felino!!!!!!

Pensieri.......come vien giù la neve....vieni a sciar con me....si partirà tra breve....ecc....bella questa vecchia canzone...io amo già la neve...ora ancora di più!!! Il Toro...non patisce la neve...difatti ha vinto ..Speriamo anche ad Udine!!! anche senza neve!!!
 
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<Leoncina>
view post Posted on 18/12/2013, 10:58




Fonte: Toronews.net

Julio Libonatti

Vej Turin / Un campione senza freni

«Corre se piove, corre dentro al sole tre più tre per lui fa sempre sette». Parafrasando Lucio Dalla questo è Julio Libonatti, uno che della normalità non seppe mai cosa farsene. Numeri da spavento: 150 gol in 239 presenze in granata, senza contare gli assist. Una leggenda in grado di resistere ai decenni e che continua a guardare il Toro dall’alto del suo secondo posto nella classifica marcatori di sempre.

Correva e pensava Libonatti, “el Potrillo”, un puledro capace di cogliere ogni errore della difesa, di infilarsi e colpire a fine manovra, con «un tiro corto, ma preciso, sul portiere quasi sempre spiazzato» ricorda Ettore Berra. Sbarcò a Torino nell’estate del 1925, segnalato a Enrico Marone Cinzano da un certo Bosco, incaricato in Argentina della Cinzano. Lo stesso presidente granata andò a vederlo giocare, a Rosario, con la maglia dei Newell’s Old Boys. Una versione più romanzata racconta di come il Toro tentò inizialmente di mettere sotto contratto il fratello, Umberto, ma davanti ai dinieghi del giocatore i dirigenti argentini spedirono in Italia il fratello più piccolo: Julio.

Torino, 11 ottobre 1925: seconda giornata di campionato, la prima in casa del Toro: Libonatti si presentò al suo pubblico. Alto 1 metro e 69 per 69 chilogrammi, pieno di brillantina neanche fosse Rodolfo Valentino, piccolo di statura ma forte nei contrasti, rapido nella corsa e a cambiare gioco: un vero argentino. Quel giorno “Libo” esaltò i tifosi granata con una doppietta, ed era solo il suo biglietto da visita: a fine stagione furono 18 i palloni scaraventati in rete.

«Campione, favoloso mattoide» scrisse di lui Ormezzano e bisogna ammettere che anche fuori dal campo il Libo ebbe pochi rivali. Duemila lire al mese più un bonus gara oscillante tra le cinquanta e le cento lire: questo prevedeva il contratto e questo spendeva Julio ogni mese, facendo girare l’economia torinese (ottimo cliente soprattutto per i sarti: cravatte eleganti e almeno venti camicie alla volta). Ma non solo eleganza: il Libo conosceva tutti i locali del centro e li frequentava con la sua aria da dandy esotico, il vestito giusto, il capello appiccicato alla testa e la stecca in mano. Una passione, quella per il biliardo, che lo rese celebre quasi quanto il calcio: un uomo che viveva al massimo, sentendo nell’aria lo swing degli anni ‘20.

Soddisfazioni, sicuro, Libonatti se ne prese molte: capocannoniere nella stagione 1927-28 (35 reti) anno in cui vinse il campionato; un altro scudetto (revocato) l’anno precedente, una Coppa Internazionale (antenata degli europei) vinta – anche lì – da capocannoniere con l’Italia. Già, proprio l’Italia, perché un uomo come Libo era il tipo giusto per imprese eccezionali: divenne il primo oriundo nella storia della Nazionale italiana, un eroe dei due mondi. Dopo 15 presenze con l’albiceleste, infatti, indossò senza troppi problemi la maglia azzurra il 28 ottobre del 1926 lasciando il segno con 15 gol in 17 presenze.

Negli anni ‘20 al Libo riusciva tutto e tra tiri di punta e di giustezza realizzò qualcosa come un centinaio di gol solo tra il 1925 e il 1929, sempre presente negli appuntamenti con la Storia (basti pensare alle sue due reti nella partita inaugurale del Filadelfia). Il nuovo decennio, però, non gli portò altrettanta fortuna. Tra infortuni e abbandoni di compagni, tra flessioni di forma e di motivazioni, il rendimento di Libonatti non fu più quello extraterrestre degli inizi: dal 1930 al 1934 l’oriundo realizzò “solo” (si fa per dire) una cinquantina di gol. Anni difficili per il Toro: dall’altra parte del Po Carlo Carcano diede vita a una squadra in grado di monopolizzare lo scudetto per metà decennio, proprio mentre le stelle granata iniziavano la fase discendente della carriera.

I giorni di Julio sotto la Mole finirono con la stagione 1933-34, ultimo del trio (Libonatti, Baloncieri e Rossetti) ad appendere la maglia granata al chiodo. Solo quella però, perché le scarpe se le portò ben strette all’ombra della Lanterna: Genova, sponda rossoblu, lo accolse dopo gli anni torinesi. Altro giro di giostra per il Libo: due stagioni con il Grifone tra Serie B (vinta nel 1934-35) e Serie A. Ma era il canto del cigno. S’improvvisò giocatore/allenatore a Rimini per una sola stagione al termine della quale, trentasettenne, decise di chiudere col calcio e con l’Italia.

Fu un’uscita di scena degna della sua fama: fedele al suo modo di vivere, Julio di soldi per il piroscafo non ne aveva. Amici e tifosi organizzarono così una colletta riuscendogli a pagare il biglietto, ovviamente di prima classe, per tornare a Rosario.

E qui, decenni dopo, la postilla finale della sua storia. Dall’Argentina rimbalzò la notizia che Libonatti fosse malato e povero. Qualcuno iniziò a raccogliere soldi da spedirgli (si mise in mezzo anche la FIGC) finché non si scoprì che si trattava di un truffatore. Julio, assolutamente ignaro, era diventato ispettore al Ministero del Lavoro, conquistando in Argentina qualcosa che non ebbe mai in Italia: una vita tranquilla.
 
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view post Posted on 18/12/2013, 15:11
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Capitano di convoglio

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Bellissimi questi ricordi...grazie e teneteli tutti, così molti che non sanno , li possono leggere. Un saluto e Auguri a tutti!!!

Cari amici...vorrei che qualcuno mi spiegasse,perchè per il Fila (adesso che sembra tutto a posto ed approvato ) bisogna passare UN ANNO di iter burocratico ed in più un'ALTRO ANNO per fare i lavori....MENTRE...per lo STADIUM juve...in UN ANNO hanno risolto burocrazia e fatto la costruzioe,pure demolendo uno Stadio funzionante!!! Ma LA BUROCRAZIA e LA LEGGE non sono uguali per tutti???????????Rifacciamo la marcia dell'Orgoglio,perchè mi sembra un'altra beffa!!!!!
 
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view post Posted on 2/1/2014, 08:36
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Auguri Beruatto
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Beruatto Paolo

Paolo Antonello Beruatto (Cuorgnè, 2 gennaio 1957) è ora un allenatore di calcio.

Cresciuto nel Torino, ha esordito in Serie A con l'Avellino dove arrivò nel mercato di riparazione novembrino del 1978: lo prelevò il vulcanico presidente Sibilia dal Monza dove il ventenne si era messo in luce. Particolare curioso ricordato più volte dall'ex-calciatore è che il contratto fu firmato sul cofano dell'auto del "cummenda" di Mercogliano, a Coverciano.

Torna poi al Toro, dove vivrà la più duratura esperienza professionale militandovi per sei stagioni consecutive (Dall' 82 all' 87), collezionando 218 presenze e 6 reti.

Conclude la carriera di calciatore nel Mantova.
E' entrato nello staff tecnico di Gennaro Gattuso, in qualità di collaboratore tecnico, tornando così dopo due stagioni nella società rosanero, ma ha lasciato la squadra dopo l'esonero dell'ex Campione del mondo.

 
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view post Posted on 3/1/2014, 08:35
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AUGURI CRAVERO
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Cravero Roberto

Cresciuto nel Torino, esordì in Serie A il 16 maggio 1982 a 18 anni. Senza disputare alcun incontro la stagione successiva, passò per due anni al Cesena in B. Tornato alla casa madre nel 1985, divenne titolare a partire dalla stagione 1986-1987 e per sei stagioni fu titolare fisso, diventando anche capitano.
Con la maglia granata visse la retrocessione del 1989, vinse una Mitropa Cup, il terzo posto in campionato e la finale di Coppa UEFA contro l'Ajax (1992).
Torna a Torino nel 1995 e lasciando poi il calcio giocato con la maglia granata in Serie B nel 1998.
Ben 300 presenze e 18 reti il suo score al Toro
Fu convocato in Nazionale per gli Europei del 1988. Tuttavia, nonostante la partecipazione alla rappresentazione continentale e 12 presenze in Nazionale B e altrettante in Under 21, Cravero non esordì mai in Nazionale maggiore.
Subito dopo il ritiro diventa team manager dello stesso Torino fino al 2000. Successivamente si dedica all'apertura di una propria scuola calcio.
Nel 2003 ritorna all'ombra della Mole, assumendo l'incarico di direttore sportivo fino al 2005.

 
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<Leoncina>
view post Posted on 8/1/2014, 08:53




Fonte: Toronews.net

Antonio Janni: campione granata, tra talento e sfortuna
Vej Turin / L'analisi storica di Roberto Voigt

Quando il 29 giugno 1987 Antonio Janni si spense nella sua casa in corso Agnelli, il Toro non perse solo un giocatore simbolo: ad andarsene era qualcosa in più. Ancora oggi, infatti, Janni rappresenta il modello, l’archetipo del genio granata: un giocatore forte fisicamente e contemporaneamente furbo, tatticamente duttile, intelligente e perseguitato (da avversari e malanni). Innamorato della propria squadra tanto da sedersi più volte, appese le scarpe al chiodo, sulla panchina granata, Antonio Janni, ricevuta l’investitura a calciatore da Bachmann, si caricò il Toro sulle spalle per diciassette anni prima di consegnarlo, da allenatore, al capitano dei capitani: Valentino Mazzola.
Nato a Santena nel 1904, Janni comincia a tirar calci al pallone ancora ragazzino, nelle squadre giovanili granata. Qui conosce i suoi primi due grandi estimatori: Bachmann e Pozzo. Lo svizzero, capitano della prima squadra e primo cuore Toro della storia granata, lo “adotta” seguendolo, regalandogli consigli mentre Pozzo, altrettanto impressionato, nel 1921 decide di schierarlo ancora sedicenne in prima squadra. È il 10 aprile e si gioca Torino-Mantova. Janni parte centroattacco, non segna ma serve due assist a Calvi: il Toro vince 3 a 1 e Pozzo può godersi le giocate del suo nuovo campioncino, sicuro di averci visto giusto. Le reti non tardano ad arrivare: una doppietta il 22 maggio contro il Legnano e il gol decisivo, per la vittoria di misura, ancora contro i virgiliani. La marcia granata si arresta, in quella stagione, solo a giugno nello spareggio contro il Legnano, la partita infinita. In meno di due mesi Janni ha saputo conquistare un posto nell’undici titolare, dove resterà, coprendo vari ruoli, fino al 1937.
Con il passare delle stagioni il giovane ragazzino diventò sempre più protagonista: nel 1922-23 guidò il Toro al secondo posto del girone nazionale, a 4 punti dalla Pro Vercelli campione d’Italia, segnando 12 reti in 22 partite. Il fisico gracilino di Janni è ormai sbocciato e ora il calciatore piemontese può contare anche sulla fisicità per imporre il gioco, dando magnifiche prove di regia quando venne chiamato in centromediana a sostituire Bachmann. Domenica 23 novembre 1924 il ragazzo di Santena, ventenne, esordì in Nazionale a Duisburg, contro la Germania. E fu proprio lui, al 57esimo minuto, a decidere la partita insaccando con una zuccata un lancio dello sfondareti Levratto.
Così, se in Nazionale Janni è ancora utilizzato sulla linea degli attaccanti, nel Toro la sua posizione arretra in mediana, dove scriverà la storia granata giocando in coppia con un altro prodotto del vivaio: Mario Sperone. Saranno nove le stagioni vissute in perfetta simbiosi dai due che, come ricorda Perucca, «vissero insieme, tra spogliatoio e campo, fra amicizia e bicchieri di barbera».
Il 1924 fu anche l’anno in cui Cinzano, giunto al vertice della società, decise di affiancare a Janni altri campioni. Iniziarono così stagioni intense e felici culminate con lo scudetto. Il gruppo rispose bene, nonostante i grandi nomi che vestirono la maglia granata, compattandosi al carisma di Baloncieri e Janni s’integrò perfettamente nella nuova squadra, raggiungendo il traguardo di 17 reti nella stagione 1925-26.
Mai intimidito dall’avversario, Janni era solito non levare mai la gamba da un contrasto. Questo coraggio, molto apprezzato da tifosi e compagni, gli regalò spesso mazzate e infortuni. Il 4 maggio 1930, durante Torino Brescia, Janni, tornato in campo da tre settimane dopo un infortunio, cadde sul terreno colpito brutalmente da Angelo Pasolini, che già nei minuti precedenti aveva tentato di intimidire il calciatore granata con botte e insulti. «Quello che mi fa rabbia è di essere stato colpito proditoriamente alle spalle […] in quel momento non ero in possesso di palla […] un attimo prima avevo scorto Pasolini a una decina di metri da me. D’improvviso mi sentii come falciare le gambe […] non avvertì il dolore […] poi quando feci per rialzarmi, mi parve che tutto girasse intorno a me. Il dolore alla gamba spezzata mi dette delle fitte acutissime e l’urlo della folla mi rintronò nel cervello». Portato via in barella, con un piede penzolante che pareva staccato dalla gamba, in molti pensarono che Janni fosse finto. Si dovette aspettare un anno prima di rivederlo in campo: il 26 aprile del 1931, contro la Pro Patria.
Nonostante un ginocchio “pasolinizzato” la storia d’amore tra Janni e il Toro non era (ancora) destinata a finire. Altre partite attendevano il piemontese, unico della “vecchia guardia” ad alzare un altro importante trofeo: la Coppa Italia 1935-36, conquistata in finale contro l’Alessandria. Altre due presenze nella stagione successiva e poi il trasferimento a Varese, dove da calciatore passerà allenatore. E proprio qui, nel capoluogo lombardo, Janni s’imbatté in un altro enfant prodige, Franco Ossola, che segnalato immediatamente al neopresidente granata Novo passò alla storia come il primo mattone del Grande Torino.
Così la stagione 1942-43 segnò uno storico passaggio di consegne: Janni, in panchina, consegnò il testimone donatogli da Bachmann ai vari Bodoira, Ellena, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris (per citarne qualcuno). La storia e la tradizione granata erano in ottime mani e i risultati non mancarono: in quella stagione il Toro mise in bacheca Campionato e Coppa Italia, realizzando il primo double della storia del calcio italiano.
 
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view post Posted on 8/1/2014, 16:48
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AUGURI FORTUNATO

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Fortunato Daniele

Giocò nel Torino dal 1992 al 1994, nella squadra allenata da Emiliano Mondonico, vincendo anche la Coppa Italia 1992-1993.




AUGURI ARDITO

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Ardito Andrea

Nel 2005 viene al Torino, squadra in cui torna a giocare con continuità nella stagione 2005-2006 e con cui conquista la sua terza promozione in Serie A dopo la vittoria dei play-off, collezionando 60 presenze.
Centrocampista roccioso e grintoso

 
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view post Posted on 9/1/2014, 07:29
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AUGURI SABATO

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Sabato Antonio

Arriva al Toro nella stagione '85-'86 e rimane per quattro stagioni, collezionando 156 presenze e 6 reti.

 
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<Leoncina>
view post Posted on 10/1/2014, 09:12




Auguri Aldo Ballarin



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Nato a Chioggia (Venezia) il 10 gennaio 1922. Terzino. I primi calci nel Rovigo, l'affermazione nella triestina. E' l'uomo più pagato nel mosaico di Novo, che nel 1945, per il suo cartellino paga agli alabardati 1,5 milioni. Dotato di gran temperamento. Buon colpitore di testa. Superata qualche difficoltà iniziale, (inevitabile nel passaggio dal metodo al sistema granata), piazzato sulla fascia destra è un autentico spauracchio per le ali di turno, un baluardo invalicabile che ha padronanza di battuta con entrambi i piedi. Determinato nei contrasti, sa farsi valere in velocità ed è ricordato per le memorabili sforbiciate in acrobazia. Vince lo scudetto nel 1946,1947,1948 e 1949. E' granata 148 volte, quattro i gol.
 
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view post Posted on 14/1/2014, 06:47
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AUGURI BOVO
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Bovo Cesare


Cresciuto calcisticamente nella Roma, fa parte della rosa Campione d'Italia nella stagione 2000-2001
Nell'ultimo giorno di mercato del gennaio 2007, si è trasferito al Torino a titolo temporaneo.
Dopo la fine del prestito si è riaggregato al gruppo rosanero.
Il 9 luglio 2013 si trasferisce nuovamente al Torino, questa volta a titolo definitivo,[33] sei anni dopo la precedente esperienza coi colori granata.
Nel Torino colleziona 12 presenze e una sola rete

 
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view post Posted on 14/1/2014, 08:55
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AUGURI PETRACHI
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Petrachi Gianluca

Cresciuto nel Lecce, ha iniziato la carriera nelle serie minori italiane, vestendo le maglie di Lecce stesso (due stagioni, 5 presenze), Nola (29 presenze ed una rete in una stagione), Taranto (nessuna presenza in due anni), Arezzo (19 gettoni ed una realizzazione nella stagione 1990-1991), Fidelis Andria (due stagioni da titolare con 9 gol in 65 presenze di campionato), Venezia (titolare nella stagione 1993-1994 con 36 presenze e 6 reti), Torino (una sola presenza che coincide con l'esordio in Serie A) e Palermo (27 presenze e 2 reti nella stagione 1994-1995).
Gioca in seguito in massima serie con la maglia della Cremonese (44 presenze ed una rete tra il 1995 ed il 1997), poi è ad Ancona e quindi ha un'esperienza al Perugia con cui colleziona 33 presenze e 5 reti - per un totale di 60 presenze e 5 gol in massima serie - intermezzata dalla militanza dal 1999 al 2000 nella Football League Championship tra le file del Nottingham Forest (13 presenze totali).

Nella stagione 2009-2010 è stato affiancato a Rino Foschi come direttore sportivo del Torino, per poi assumere le redini della società granata in prima persona dopo le dimissioni di Foschi in data 6 gennaio 2010.
Il 15 aprile 2010 viene comunicata la notizia del rinnovo del contratto coi granata fino al 2012.

 
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view post Posted on 14/1/2014, 09:17
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AUGURI VENTURA
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Ventura Giampiero

Inizia nella Sampdoria prima come allenatore delle giovanili, poi come vice-allenatore. Guida poi in Interregionale, l'Albenga e Rapallo Ruentes, nel 1981.
In seguito allena l'Entella Bacezza di Chiavari, conducendola dall'Interregionale allo storico 5º posto in Serie C2 del 1986 con in squadra Luciano Spalletti; l'esperienza si conclude all'improvviso nel luglio del 1986 quando lascia la squadra chiavarese per lo Spezia, a tre giorni dall'inizio del ritiro.
Negli anni successivi siede sulle panchine di diverse società, quali Centese, Pistoiese, Giarre, Venezia, Lecce (condotto a una doppia promozione, dalla Serie C1 alla Serie A, dal 1995 al 1997), Cagliari (con cui ottiene una nuova promozione in Serie A nel 1998, ed esordisce così nella massima serie nel campionato 1998-99), Sampdoria (retrocessa in Serie B con l'allenatore Luciano Spalletti, suo ex giocatore ai tempi dell'Entella), Udinese, ancora Cagliari, Napoli (primo allenatore dell'era De Laurentiis) e Messina.
Nel dicembre 2006 subentra all'esonerato Massimo Ficcadenti alla guida del Verona, in Serie B. Nonostante un buon girone di ritorno, il Verona chiude il campionato con il peggior attacco del torneo, e la squadra retrocede in Serie C1 dopo i play-out con lo Spezia nella partita di ritorno al Bentegodi, davanti a 25.000 spettatori.
Nel giugno 2007 sottoscrive un contratto annuale che lo lega al Pisa, società neopromossa in Serie B, portandola ai play-off. Dopo un tormentato cambio di proprietà, è riconfermato a furor di popolo anche per la stagione 2008-2009. Il 19 gennaio 2009 prolunga il suo contratto con il Pisa fino al 2011, ma il 19 aprile successivo viene esonerato dopo quattro sconfitte consecutive.
Bari: il 27 giugno 2009 viene annunciato il suo ingaggio come allenatore del Bari, in sostituzione di Antonio Conte. Durante la conferenza stampa di presentazione, svoltasi il 30 giugno 2009, ammette che ormai "allena per libidine", per questo motivo i tifosi del Bari l'hanno soprannominato "Mister Libidine".
Nel campionato 2009-2010 il Bari di Ventura si dimostra una delle squadre rivelazione del torneo riuscendo a coniugare il bel calcio con i risultati, chiudendo al 10º posto a quota 50 punti (record in serie A per i pugliesi). L'anno 2010-2011 vede nuovamente Ventura come allenatore della squadra pugliese, dopo la prima vittoria al S. Nicola contro la Juventus, il Bari sembra proiettato a seguire le orme della stagione precedente, ma dopo aver sconfitto alla quinta giornata d'andata il Brescia inizierà una serie di sconfitte tra cui quelle con Genoa, Lazio, Fiorentina, Udinese e Milan che faranno precipitare il Bari alle ultime posizioni della classifica. I pugliesi si ritroveranno alla 24ma giornata di serie A all'ultimo posto in classifica con soli 14 punti e con un distacco di 9 punti dalla zona salvezza. A seguito di questa situazione negativa Il 10 febbraio 2011 Ventura si dimette, lasciando il posto a Bortolo Mutti.

Da ricordare, la sua commozione quando un giornalista lo ha ringraziato per tutto ciò che ha fatto per il Bari, durante la conferenza stampa in cui annunciò il suo addio.

Torino: il 6 giugno 2011 il Torino lo ufficializza come nuovo allenatore, facendogli firmare un contratto di durata annuale. al suo arrivo c'è molto scetticismo, infatti, durante le prime sedute di allenamento, ci sono delle contestazioni alla squadra da parte delle tifoseria.
Ventura rivoluziona la squadra, in porta arriva l'esperto Ferdinando Coppola, in difesa arrivano Matteo Darmian, Kamil Glik, Alessandro Parisi e viene confermato Angelo Ogbonna; a centrocampo arrivano Manuel Iori e Migjen Basha, nei 4 davanti Ventura riesce a far esplodere un giocatore che prima del suo arrivo era ai margini della rosa come Alen Stevanović che sarà uno dei giocatori fondamentali per la stagione e arrivano le conferme di Alessandro Sgrigna, Mirko Antenucci e il capitano della squadra Rolando Bianchi.

La stagione di serie B è un trionfo, il mister riesce a ritrasmettere al popolo granata la voglia di ritornare a tifare, a ritornare allo stadio a vedere una squadra che mette il cuore in campo, non mollando mai e onorando la maglia granata, e il 20 maggio 2012 porta il suo Torino in Serie A con una giornata di anticipo, battendo il Modena in casa per 2-0 con uno stadio pieno di tifosi granata.

Entrato nel cuore dei tifosi del Toro con il suo modulo 4-2-4 e il suo gioco dove si vede un Torino che gioca un buon calcio, non buttando mai il pallone e cercando spesso la via del gol.

L'obiettivo del campionato successivo è quello di portare la squadra ad una salvezza tranquilla, quindi il mister ha delle richieste precise alla società, il ds del Torino Gianluca Petrachi cerca di esaudire le richieste del mister: arrivano al Toro il portiere Jean François Gillet, il mediano Alessandro Gazzi e l'esterno Alessio Cerci, questi ultimi suoi ex giocatori nelle sue esperienze precedenti a Bari e a Pisa, e in più vengono confermate le compartecipazioni di alcuni giocatori importanti per il suo modulo come il difensore polacco Kamil Glik e il centrocampista albanese Migjen Basha.

Il Toro fa vedere un buon calcio, facendo delle buone prestazioni, rischiando pochissimo nell'arco del campionato e solo verso le ultime giornate e la salvezza arriva il 12 maggio 2013: i granata si salvano con una giornata di anticipo grazie al pareggio 1-1 ottenuto a Verona contro il Chievo.


Il Sito del Nostro tecnico

 
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view post Posted on 16/1/2014, 07:13
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15 gennaio 1935



Fonte: Toro.it

Nasce Gigi Radice
L'unico allenatore che è riuscito a riportare il Toro più in alto di tutti nel dopo Superga

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Una storia come nessun'altra squadra al mondo ha. Più di cento anni fatti di Baloncieri, Rossetti e Libonatti, Filadelfia, Grande Torino, Superga, Meroni, Barbaresco, Ferrini, Pulici e Graziani, 3-2, Vatta, Leo Junior, Licata, Madrid, pali ad Amsterdam, sedie alzate, buche sul dischetto, fallimento e rinascita. Per raccontarvi questa storia unica, ogni giorno vi proporremo una partita, un evento, un personaggio che ha fatto la storia del Toro, legati alla data del giorno. Insomma, una pillola di storia granata, perché, come scrisse Montanelli, "un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente".

15 gennaio 1935: nasce Gigi Radice
"La Juve ha perso? Vabbé, però dispiace per questa partita perché ormai era sbloccata". Questa frase, pronunciata un attimo dopo il fischio finale di Torino-Cesena, quando il suo Toro si era appena laureato per la settima volta campione d'Italia, è l'emblema di Gigi Radice, il sergente di ferro a cui non bastava aver vinto lo scudetto, ma voleva quel qualcosa in più per far si che il tutto fosse ancora più perfetto.

Gigi Radice è nato a Cesano Maderno il 15 gennaio di 79 anni fa. Il Toro entrò a far parte della sua vita esattamente quarant'anni dopo quando, nell'estate del 1975, Orfeo Pianelli scelse lui come allenatore per la nuova stagione. I risultati diedero subito ragione al presidente: al suo primo campionato da allenatore del Toro, Radice vinse subito lo scudetto, il primo (e fino anche l'unico) nel dopo-Superga. Trascinata dai gol di Pulici e Graziani e dagli assist di Sala e Zaccarelli, la squadra granata sfiorò il bis nella stagione successiva ma, nonostante un campionato a grandissimi livelli, si dovette accontentare di un secondo posto alle spalle della Juventus, con non poche recriminazioni arbitrali.

La prima esperieza di Radice al Toro terminò alla diciannovesima giornata del campionato '79/'80 dopo la sconfitta contro la Fiorentina. Il suo fu però soltanto un arrivederci al Toro, il tecnico fu infatti richiamato sulla panchina granata nel 1984 e vi resto per quattro stagioni e mezza.

Gigi RADICE
Nato a Cesano Maderno il 15/1/1935
Esordio nel Toro il 27 agosto 1975 in Verona-Torino 2-0 (Coppa Italia)
Partite da allenatore 375
Trofei vinti 1 scudetto nella stagione 1975/'76