TifoToro - Attimi di eternità Granata

La nostra STORIA: Lo Scudetto revocato, Un'inchiesta di Toro.it

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 9/6/2017, 05:58
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Il primo scudetto revocato della storia fu il nostro.
L'inchiesta che segue, riportata integralmente dal sito di Toro.it, è fatta veramente bene secondo me, non solo perché spiega bene quanto accaduto in quel campionato durante il periodo fascista, ma riporta precisamente la promessa che fu fatta al Presidente Novo dopo la Tragedia di Superga.
Ricordiamo che l'anno prima fu scippato lo scudetto al Genoa, sempre a favore del Bologna, con il beneplacito di Arpinati.

Torino, lo scudetto revocato del 1927: cosa è ufficialmente accaduto
Di Andrea Piva


Torino scudetto revocato 1927
Parte I
Il Toro vince lo scudetto ma lo scandalo esplode in estate: il primo scandalo del calcio italiano

Il primo scudetto al Filadelfia, quello del 1926-1927: a pochi mesi dall’inaugurazione dell’impianto, il Torino vinse anche il campionato ma come noto quel tricolore, qualche tempo dopo, fu revocato alla società di Enrico Marone Cinzano. I fatti, almeno ufficialmente, sono noti a tutti, ma la vicenda a novant’anni di distanza ha ancora dei contorni oscuri. Fatti, personaggi, ricostruzioni: la nostra inchiesta approfondirà quanto accaduto in quella stagione e nei mesi successivi, chiarendo perché la vicenda che ha come protagonista quello scudetto ha bisogno di essere riportata alla luce.

“Il 24 aprile ho scritto alla federazione per la riassegnazione dello scudetto revocato nel 1927. La procedura è iniziata e siamo fiduciosi”. Con queste parole Urbano Cairo, all’inaugurazione del nuovo stadio Filadelfia, ha annunciato che il Torino si è messo in moto per riprendersi quel titolo tolto novant’anni fa. Ma cosa è successo realmente nel 1927? Perché al club granata fu revocato quello scudetto? I fatti sono noti a tutti. Il dirigente del Torino Guido Nani si accordò con il difensore della Juventus Luigi Allemandi per la compravendita del derby del 5 giugno: la partita finì 2-1 per i granata, che conquistarono così due punti importanti per la vittoria dello scudetto. A svelare il malfatto fu un giornalista, Renato Ferminelli, che nei mesi successivi alla fine del campionato pubblicò una serie di articoli in cui raccontò quello che accadde prima della stracittadina. Il 4 novembre del 2017, quando il campionato 1927/1928 era già iniziato da quattro giornate, la FIGC (presieduta da Leandro Arpinati) revocò lo scudetto al Torino decidendo però di non assegnare il titolo al Bologna, che aveva terminato la stagione al secondo posto. Le cose però andarono diversamente da quelli che spesso si è scritto e detto nei decenni successivi e, come avrete modo di leggere, anche i fatti ufficiali potrebbero non essere veritieri.

Questo fu il primo grande scandalo che sconvolse il calcio italiano: avvenne in pieno ventennio fascista e, anche per questo motivo, dopo che il caso fu chiuso per molto tempo non se ne parlò. D’altra parte nel regime fascista lo sport aveva un ruolo fondamentale e allo stesso tempo lo stampa non godeva certo di libertà: i temi riguardanti scandali con protagonisti degli sportivi non trovarono per cui molto spazio nei giornali dell’epoca. Anche per questo, però, molte ricostruzioni fatte negli successivi della vicenda presentano degli errori. Non è un caso che si tornò a parlare di quello scudetto solamente dopo la fine della seconda guerra mondiale. Come si avrà modo di leggere più avanti, anche il fascismo (in particolare un gerarca del regime) ebbe un ruolo importante nella vicenda.



...

Scudetto del ’27, dal fascista Arpinati al bianconero Allemandi: i protagonisti
Di Andrea Piva


Allemandi scudetto revocato
Parte II
Il presidente della Figc, il giornalista che fece esplodere lo scandalo, il giocatore della Juve presunto “corrotto” e il ruolo del dirigente granata Nani

Il primo scudetto al Filadelfia, quello del 1926-1927: a pochi mesi dall’inaugurazione dell’impianto, il Torino vinse anche il campionato ma come noto quel tricolore, qualche tempo dopo, fu revocato alla società di Enrico Marone Cinzano. I fatti, almeno ufficialmente, sono noti a tutti, ma la vicenda a novant’anni di distanza ha ancora dei contorni oscuri. Fatti, personaggi, ricostruzioni: la nostra inchiesta approfondirà quanto accaduto in quella stagione e nei mesi successivi, chiarendo perché la vicenda che ha come protagonista quello scudetto ha bisogno di essere riportata alla luce.

Prima di addentrarci con maggior precisione nella vicenda che è costata al Torino la revoca del suo primo scudetto vinto, per comprendere meglio il quadro d’insieme è il caso di presentare innanzitutto i vari protagonisti dello scandalo, spiegare chi erano e cosa facevano nel 1927. Il più celebre è senza dubbio Lugi Allemandi (nella foto di copertina): 23 anni e mezzo, terzino di belle speranze della Juventus (tra i suoi compagni di squadra c’erano anche Virginio Rosetta, Pietro Pastore e Federico Munerati) con già alle spalle l’esordio in Nazionale. Al club bianconero era arrivato nel 1925, dal Legnano, ma non era mai riuscito a integrarsi pienamente in quella squadra, per questo motivo sperava di poter cambiare casacca. Nel 1927 né lui, né i suoi famigliari, risultano iscritti al Partito Nazionale Fascista: il padre Cesare, inoltre, era stato sindaco liberale di San Damiano Macra, un comune in provincia di Cuneo che ha dato i natali al calciatore. Ufficialmente Luigi Allemandi è il calciatore della Juventus che è stato corrotto per il derby del 5 giugno.

Se Luigi Allemandi è ufficialmente il corrotto (vedremo più avanti che molto probabilmente non è così), il corruttore è Guido Nani, un dirigente di secondo piano del Torino ma amico del presidente granata Enrico Marone Cinzano: i due dividono anche un ufficio in centro città. Nani, per sua stessa ammissione, prima del fatidico derby del 5 giugno ha consegnato a quello che è possibile definire un “intermediario”, Francesco Gaudioso (di cui si parlerà a breve), 25.000 lire da girare a qualche giocatore della Juventus per facilitare la vittoria del Torino. Altre 10.000 lire le avrebbe consegnate nel caso quella vittoria sarebbe risultata decisiva per lo scudetto. In realtà Nani quei soldi non li ha: di tasca sua mette 5.000 lire, le altre 20.000 della prima tranche se le fa dare dal vicepresidente granata Eugenio Vogliotti, senza però spiegare esattamente a cosa servissero. Il mancato pagamento delle restanti 10.000 lire fecero andare su tutte le furie Francesco Gaudioso. Quest’ultimo è uno studente di ingegneria al politecnico di Torino, è nato a Francofonte (in provincia di Siracusa) e si è trasferito in Piemonte proprio per studiare. Alloggia in una pensione in piazzetta Madonna degli Angeli, la stessa nella quale abita anche Allemandi. Dopo non aver ricevuto le 10.000 lire dell’accordo stretto con Nani, inizierà a raccontare la vicenda ad un altro ospite della struttura: il giornalista Renato Ferminelli, che scrive per la rivista milanese Lo Sport ed è il corrispondente de Il Tifone. È falsa la notizia che Ferminelli avrebbe udito dalla sua camera un litigio tra Allemandi e Nani, litigio che tra l’altro non sembra mai essere avvenuto. Ferminelli a inizio campionato 1926/1927 aveva avuto uno screzio con il Torino, in quanto non gli fu concesso l’accredito stagionale per le partite al Filadelfia. Dalla società granata si giustificarono spiegando che era semplicemente un equivoco, preparando l’accredito stampa e invitando Ferminelli a ritirarlo in sede. Il giornalista però non ne volle sapere e chiese che gli fosse spedito in redazione come avvenuto con tutti gli altri suoi colleghi: a quel punto anche il Torino si imputò e il pass rimase nella sede della società. Per tutta la stagione Ferminelli nei suoi articoli non perse l’occasione per parlare male del Torino e, nell’estate del 1927, non perse l’occasione nemmeno di pubblicare lo scoop legato al caso di corruzione, dando poi il via all’inchiesta che ne seguì.

Leandro Arpinati scudetto revocatoInchiesta che fu portata avanti da Leandro Arpinati (nella foto in alto), il presidente della FIGC. Nato a Civitella di Romagna, Arpinati fondò il secondo fascio di combattimento di Bologna. Negli anni ’20 era conosciuto per essere uno dei più feroci picchiatori squadristi e per questo fu anche arrestato varie volte. Non partecipò alla marcia su Roma del 1922 ma godeva comunque della massima stima di Benito Mussolini, che lo paragonò anche alla Decima Legio (la legione fedelissima a Giulio Cesare). Oltre che essere il maggiore azionista del Resto del Carlino (per concessione della famiglia Agnelli) e il proprietario del Corriere dello Sport, rinominato Il Littoriale, era anche un noto tifoso del Bologna (ma non ha mai avuto incarichi nella società come erroneamente riportato da alcune fonti). Nel 1926 divenne podestà proprio della città felsinea oltre che vice segretario nazionale del PNF e presidente della FIGC. Come primo atto trasferì la sede di questa da Torino a Bologna. In quegli anni Arpinati era un uomo potentissimo, era il Duce del calcio.



Edited by @Merking - 9/6/2017, 08:23
 
Top
view post Posted on 9/6/2017, 06:29
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Lo scudetto revocato del 1927: Toro-Juve, il derby dello scandalo
Di Andrea Piva


Torino, scudetto revocato 1927
Parte III
La partita che finì nel mirino dell’inchiesta di Arpinati e della Figc dopo l’esplosione dello scandalo che costò al Toro lo scudetto

Dopo aver presentato i principali protagonisti del presunto caso di corruzione che portò alla revoca dello scudetto del 1927 al Torino, è il momento di addentrarci maggiormente nella vicenda. Lo facciamo partendo proprio dalla partita dello scandalo: Torino-Juventus del 5 giugno 1927. All’epoca il campionato era molto diverso da quello attuale: le venti squadre della Divisione Nazionale (corrispondente all’attuale serie A) erano divise in due gironi da dieci, le prime tre di ogni raggruppamento si qualificavano ad un girone finale, con partite di andata e ritorno, al termine del quale sarebbe uscita la squadra campione d’Italia. Alla vigilia del derby di ritorno, previsto alla 7ª giornata del girone finale, la classifica era: Torino 10, Juventus 7, Bologna 7, Genoa 5, Milan 4, Inter 3. La stracittadina era quindi una gara fondamentale per le ambizioni di entrambe le squadre di conquistare il tricolore. I granata vinsero 2-1 in rimonta, nel frattempo il Bologna si impose per 1-0 in casa contro il Genoa. Per i granata si trattò di una vittoria fondamentale, non a caso il giorno dopo La Stampa titolò: “Il Torino verso la conquista del campionato minacciato unicamente dal Bologna”.

Secondo quanto venne appurato successivamente da Arpinati, il dirigente del Torino Nani, attraverso l’intermediario Gaudioso, avrebbe corrotto il difensore della Juventus Allemandi. Sui giornali dell’epoca ci si aspetterebbe quindi di leggere di una prestazione sottotono da parte del terzino bianconero, invece i cronisti raccontarono che le cose andarono nel senso opposto: Allemandi è, infatti, tra i giocatori della Juventus che più si è messo in luce. “I primi dieci minuti di giuoco furono a vantaggio dei granata. Poggiando quasi esclusivamente sulla sinistra, il Torino giungeva sovente fino all’area di rigore juventina. Qui esso urtava nel muro costituito dalla difesa di Rosetta e di Allemandi. Il secondo dei quali particolarmente mostrava di saper superare la difficoltà frapposta dal vento al calciare al volo”. Con queste esatte parole su La Stampa del 6 giugno (in copertina la foto) veniva raccontata la partita di Allemandi e, se ci fossero dei dubbi riguardo alla capacità del giornalista in questione nel giudicare le prestazioni dei calciatori basta citarne il nome per scioglierli: Vittorio Pozzo, il futuro ct della Nazionale campione del Mondo nel 1934 e nel 1938. Su La Gazzetta dello Sport venne invece scritto: “Dall’altra parte i torinesi lavorano a maglie fitte ma Allemandi è imbattibile. Interviene in tempo e rinvia con un piede che è sicuro e potente. Qualche disordine notiamo invece nel lavoro di Rosetta”. Perché Allemandi, se davvero pochi giorni prima aveva deciso di vendersi la partita, sapendo per altro che facilitando la corsa allo scudetto del Torino avrebbe intascato altre 10.000 lire (una cifra notevole all’epoca), quella domenica giocò una buona prestazione? Cercando manforte anche negli articoli di giornale, Allemandi provò invano a difendersi dalle accuse di Gaudioso e Arpinati.

Qualcosa di strano intorno a quel derby in realtà accadde: quando le indagini da parte di Arpinati iniziarono, Gaudioso, interrogato proprio dal presidente della FIGC, in una delle tante versioni che cambiò sulla vicenda, tirò in ballo altri due calciatori della Juventus, affermando di aver distribuito a loro le 25.000 lire di Nani. I due giocatori bianconeri erano Federico Munerati e Pietro Pastore. Quest’ultimo, sul 2-1 ad una decina di minuti dalla fine, venne espulso, il primo invece nei giorni precedenti alla partita, come raccontò Allemandi durante il suo interrogatorio, aveva ricevuto in dono dal presidente del Torino, Enrico Marone Cinzano, una cassa di vini e liquori. Questo episodio potrebbe rappresentare, nel 2017, una chiara prova di corruzione, ma novant’anni fa – quando il mondo del calcio era totalmente diverso da quello dei giorni nostri e vicende come quella appena raccontata non rappresentavano un’eccezione – questo “regalo” non venne considerato rilevante nel corso degli accertamenti per la vittoria dello scudetto granata. Era prassi anche da parte di dirigenti scommettere, ad esempio, pranzi o cene: per quel derby era accaduto che scommettessero una cena i due presidenti, Enrico Marone Cinzano ed Edoardo Agnelli: garante di quel patto fu addirittura il principe Umberto di Savoia. Tra i giocatori della Juventus che vennero interrogati ci fu anche Virginio Rosetta, protagonista in negativo del gol del momentaneo 1-1 granata: la potente punizione di Balacics si infilò infatti in rete dopo essere passata tra le gambe del difensore bianconero.


...


Scudetto revocato del 1927: scoppia lo scandalo
Di Andrea Piva



Parte IV
Il Toro ha il tricolore cucito sul petto ma in estate sui giornali inizia ad insinuarsi l’ombra del sospetto

Venerdì 29 luglio 1927 gli italiani che acquistarono la rivista milanese Lo Sport lessero un articolo alquanto strano, quasi incomprensibile. Il campionato era finito già da un po’, esattamente dal 10 luglio, ma il Torino si era laureato campione d’Italia il 3 luglio, con una settimana d’anticipo. “Calato il sipario sull’ultimo atto del dramma calcistico, con l’intervento del deus ex machina Dani (l’arbitro che diresse Torino-Bologna 1-0 del 3 luglio, ndr), tace ormai ogni eco della campagna inscenata da alcuni giornali contro le presunte manovre degli organi federali (di questo ne parleremo nella prossima puntata dell’inchiesta, ndr). In tema di scandali e di manovre antisportive si potrebbe ora rivelare qualche retroscena interessante per individuare quelle tali persone che hanno qualche peccatuccio da nascondere. Si potrebbe infatti parlare di certe pseudo-scommesse con scopi non del tutto innocui per gli interessi dello sport, tra un autorevole dirigente di un club finalista ed un suo fiduciario, che dopo aver fatto bravamente gli interessi dei suoi colori, corre ora il rischio di passare un brutto quarto d’ora. Di questo interessante retroscena potremo, se sarà il caso, occuparci più diffusamente. Ed allora vedremo da quale parte esista il marcio e quale possa essere il significato più o meno sportivo di certi compromessi. Avviso a chi ha la coda di paglia”.

L’autore dell’articolo è Renato Ferminelli, che fa intendere di sapere qualcosa riguardo a pseudo-scommesse e peccati da nascondere, ma non rivela bene né i fatti né i protagonisti. Il giornalista è stato contattato da Francesco Gaudioso che, omettendo i nomi dei protagonisti della vicenda, gli ha raccontato delle 25.000 lire ricevute per corrompere uno o forse più calciatori della Juventus e aspettare altre 10.000 lire da un dirigente del Torino. Il 5 agosto, sempre su Lo Sport, Ferminelli pubblica un altro articolo, sempre molto vago, in cui scrive che: “Una nostra pubblicazione di venerdì scorso ha gettato l’allarme nel clan di coloro che, per avere la coda di paglia, si sono riconosciuti nei protagonisti dei fatti da noi denunciati in forma molto vaga […]. Ben altro ci sarà da dire sull’argomento quando saranno messi in chiaro alcuni particolari che serviranno a costruire esattamente la storia di certe trattative una prima volta fallite e poi riallacciate che in ultimo hanno portato alla conclusione di certi accordi che, ove venissero fatti conoscere a chi dovere, potrebbero far cambiare la fisionomia delle ultime vicende del campionato di calcio”. L’articolo Ferminelli lo riprende poi anche nell’altro giornale per cui lavora, Il Tifone. Intanto il giornalista continua a parlare con Gaudioso, che però non gli rivela mai i nomi dei protagonisti ma gli racconta che i calciatori della Juventus insistono per avere le 10.000 lire mancanti, mentre un dirigente del Torino lo minaccia. Prove concrete del suo racconto Gaudioso a Ferminelli non ne porta. Il giornalista però, nel corso dell’estate, su Il Tifone inizierà ad accusare esplicitamente il Torino di aver falsato il campionato, invitando anche il presidente della FIGC Leandro Arpinati ad indagare sulla vicenda. Nella rivista romana escono tre articoli di accusa contro il Torino: il primo si intitola “Preludio”. C’è del marcio in Danimarca” in cui parla di un messaggio telegrafato da Enrico Marone Cinzano, all’ufficio che divide in centro a Torino con Guido Nani, che conterrebbe un significato nascosto. Il messaggio è: “Sospendete consegna pacco”. In realtà il presidente granata dimostrerà, con delle prove, che quel messaggio non nascondeva niente di particolare ma che si trattava realmente di una consegna da sospendere. Il secondo articolo si intitola “Sinfonia” ed è nuovamente abbastanza misterioso, nell’ultimo, infine, datato 22 settembre 1927 Ferminelli scrive: “Essendo in corso un’inchiesta esperita dalla Direzione del PNF e dal Direttorio della FIGC, preferiamo sospendere la nostra musica attendendo che la granata scoppi e che i granata ne risentano l’efficacia. Intanto lasciamo che scoppino dalla rabbia e non ci curiamo dei loro schizzi velenosi che non ci possono minimamente ledere”. L’inchiesta di Arpinati ha avuto inizio. Ad innescarla sono proprio gli articoli citati, basati sui racconti di Gaudioso a Ferminelli. Da notare che i nomi di Nani e Allemandi fino a questo momento non sono ancora venuti fuori. Prima di passare all’inchiesta portata avanti dal presidente della FIGC, passeremo alla “campagna inscenata da alcuni giornali contro le presunte manovre degli organi federali” di cui parlava Ferminelli, per spiegare il clima in cui si tenne.

Gli articoli de Lo Sport e de Il Tifone sono tratti dal libro “Indagine sullo scudetto revocato al Torino nel 1927” di Massimo Lunardelli.



Edited by @Merking - 9/6/2017, 07:52
 
Top
view post Posted on 9/6/2017, 07:06
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Lo scudetto revocato del 1927: campionato falsato? Sì, ma da Arpinati
Di Andrea Piva


Scudetto revocato 1927
Parte V
Il presidente della Figc, Arpinati, era anche un noto tifoso rossoblù e sembra proprio che non volesse far vincere lo scudetto al Toro…

Il primo articolo relativo alla presunta compravendita del derby, pubblicato da Ferminelli su Lo Sport, propone nelle sue prime righe un passaggio interessante, passato forse inosservato perché poco rilevante con lo sviluppo della vicenda: “Tace ormai ogni eco della campagna inscenata da alcuni giornali contro le presunte manovre degli organi federali”. Quali sono le presunte manovre degli organi federali? Per capirlo è necessario ripercorrere la stagione 1926/1927. Le venti squadre che parteciparono alla Divisione Nazionale erano divise in due gironi da dieci, le prime tre classificate di ogni ragguppamento si scontrarono poi in un mini-girone da sei con partite di andata e ritorno. A contendersi il titolo di campione d’Italia furono Juventus, Inter, Genoa, Torino, Milan e Bologna. Va inoltre ricordato che il presidente della FIGC, Leandro Arpinati (gerarca fascista e podestà di Bologna), era tifosissimo della squadra rossoblù. Nonostante nel 1927 fossero già entrate in vigore le leggi fascistissime, che prevedevano tra le altre cose l’abrogazione della libertà di stampa, alcuni giornalisti, firmandosi attraverso pseudonimi, lamentavano di come il Bologna venisse costantemente favorito. “C’è insomma la sensazione, in convincimento, che il Bologna può fare il bello e il cattivo tempo e che le altre società debbano accontentarsi di battere le mani” scrisse Ettore Berra, con lo pseudonimo di Eber, su Il Paese Sportivo.

Il Torino nel girone finale si dimostrò superiore alle altre: dopo il derby dello scandalo alla settima giornata era in testa alla classifica con 12 punti (frutto di sei vittorie e una sola sconfitta) mentre il Bologna seguiva a 9. Tre punti di distacco a tre giornate dalla fine erano un buon vantaggio (considerando anche che lo scontro diretto all’andata era finito 1-0 per il Torino e al ritorno si sarebbe dovuto disputare all’ultima giornata, quando ogni discorso poteva essere già chiuso). A questo punto accadde l’incredibile: l’8 giugno, tre giorni dopo la vittoria sulla Juventus, Arpinati comunicò che la partita Torino-Bologna si sarebbe dovuta ripetere e tolse i due punti in classifica ai granata. A questo punto i giochi per lo scudetto si riaprirono perché il distacco tra granata e rossoblù si ridusse ad un solo punto con la doppia sfida ancora da giocare. Il motivo dell’annullamento della partita dopo quasi un mese dalla disputa? L’arbitro Pinasco, senza disporre di immagini, si era reso conto che il gol assegnato ai granata era irregolare. Ma cos’era successo quel 15 maggio al Filadelfia? Al 66′, sullo 0-0, il Bologna guadagnò un angolo, dopo un batti e ribatti in area, un giocatore felsineo concluse verso la porta ma il portiere granata Bosia riuscì a respingere la palla sulla linea, i giocatori del Bologna chiesero il gol ma Pinasco non ebbe dubbi e fece proseguire il gioco, il Torino partì in contropiede e segnò con Libonatti. Secondo quanto comunicato da Arpinati, l’arbitro Pinasco si rese conto successivamente che, distratto dalle proteste dei calciatori rossoblù, non aveva segnalato il fuorigioco del Torino nell’azione del gol (fuorigioco che peraltro non fu segnalato neanche dal guardalinee).

Nonostante le proteste di tutta l’Italia sportiva Arpinati non tornò sulla sua decisione e decise di far ripetere la partita inserendola in calendario prima dell’ultima giornata. Tutti all’epoca si chiesero come fosse possibile che l’arbitro Pinasco avesse cambiato idea sull’episodio del fuorigioco così tanto tempo dopo, un giornalista de La Stampa fece di più e andò a chiedere spiegazioni direttamente al direttore di gara. A questo punto la faccenda diventa ancora più oscura: Pinasco pubblicamente dichiarò di non aver mai presentato alla FIGC nessun documento su un suo ripensamento e ribadì di essere certo sia del fatto che Bosia respinse il pallone sulla linea, sia che il gol di Libonatti fosse regolare. Perché nel 1927 un arbitro avrebbe dovuto contraddire pubblicamente un gerarca fascista con il potere di Arpinati (era anche vicesegretario del PNF)? I colleghi arbitri della Liguria pensarono allora di manifestare la propria solidarietà a Pinasco organizzando un’assemblea ma furono fermati da un telegramma: “Onorevole Arpinati non ammette protesta da parte di arbitri per delibera di enti federali e invita a comunicare che considera dimissionari coloro che parteciperanno a riunione indetta per martedì sera. Sospendete arbitro Pinasco fino a nuovo ordine”. Il nuovo ordine non arrivò mai.

Stando a quanto dichiarato e mai ritrattato dall’arbitro Pinasco, la decisione di far ripetere Torino-Bologna arrivò direttamente dalla FIGC, i granata al Filadelfia vinsero comunque nuovamente per 1-0 le si laurearono campioni d’Italia. Due anni dopo Arpinati si rese protagonista di un altro episodio discutibile: la formula del campionato 1928/1929 prevedeva due gironi da sedici squadra e una finale, su partite di andata e ritorno più eventuale spareggio, tra le due prime di ogni girone. A contendersi il titolo di campione d’Italia furono, neanche a dirlo, Torino e Bologna. Entrambe le squadre vinsero la partita in casa, il 7 luglio si giocò quindi nello stadio neutro di Roma lo spareggio: la gara fu molto dura, vennero espulsi il granata Janni e il rossoblù Martelli, quest’ultimo però rientrò in campo, continuò a giocare come se nulla fosse per qualche minuto poi, quando l’arbitro se ne accorse, venne riallontanato. Alla fine vinse il Bologna 1-0 (gol di Muzzioli all’82’ con il Torino ridotto in nove per l’infortunio occorso a Vezzani), il Torino fece ricorso per l’incredibile episodio di Martelli ma, a differenza di due anni prima, questa volta per Arpinati non c’erano gli estremi per ripetere la partita. A questo punto è giusto ricordare che fu Arpinati a svolgere l’inchiesta che portò alla revoca dello scudetto e fu sempre lui a sostenere i vari interrogatori.

...

Lo scudetto revocato del 1927: le confessioni e la sentenza, senza un processo
Di Andrea Piva


Scudetto revocato 1927
Parte VI
Il 3 novembre 1927 arrivò la confessione del dirigente del Torino Nani, 24 ore dopo Arpinati emise la sentenza, senza un processo

È l’autunno del 1927 quando, dopo gli articoli pubblicati da Ferminelli su Lo Sport e Il Tifone, inizia l’inchiesta da parte del presidente della FIGC Leandro Arpinati sulla presunta combine di Torino-Juventus. Il primo ad essere interrogato è Francesco Gaudioso, l’intermediario della faccenda che aveva raccontato quanto accaduto a Ferminelli con lo scopo di mettere pressioni al presunto corruttore e ricevere le 10.000 lire mancanti e che, nel frattempo, aveva lasciato Torino per tornare nella sua Sicilia. Lo studente, che è bene ricordare come secondo testimonianze dell’epoca in quell’estate si fosse misteriosamente arricchito (saldò completamente il suo debito con la pensione nel quale alloggiava, la stessa di Allemandi e Ferminelli, comprò vestiti e oggetti di valore per un totale di migliaia di lire), inizialmente negò tutto, poi ammise di aver ricevuto dei soldi da un dirigente del Torino. Arpinati gli chiese il nome, la risposta fu Guido Nani.

Nani fu allora ascoltato dal presidente della FIGC. Anche il revisore dei conti della società granata inizialmente negò ogni responsabilità nella vicenda poi, il 3 novembre arrivò la svolta nell’indagine: Nani, Gaudioso e i calciatori della Juventus Pastore, Munerati e Allemandi furono convocati da Arpinati e interrogati. Il dirigente granata ammise di aver consegnato a Gaudioso le 25.000 lire in questione, forse aggiunge che anche gli altri dirigenti sapevano, poi ritrattò e ripetè all’infinito di aver fatto tutto da solo (versione ripetuta successivamente anche in tribunale). Arpinati a questo punto chiese a Gaudioso i nomi dei calciatori della Juventus a cui fu distribuito il denaro, lo studente siciliano in un primo momento indicò Pastore, Munerati e Allemandi, poi cambiò versione dando anche una spiegazione sul come abbia fatto ad arricchirsi: Gaudioso disse che la combine non ci fu, ma che si tenne il denaro. Se così fosse stato Gaudioso avrebbe rischiato di finire in carcere, Arpinati glielo fece notare e lo studente cambiò versione un’altra volta accusando il solo Allemandi, suo amico oltre che vicino di stanza. Nel frattempo furono interrogati anche i tre calciatori della Juventus: Allemandi raccontò del regalo ricevuto dal compagno Munerati (la cassa di vini donatagli dal presidente del Torino Enrico Marone Cinzano). Agli interrogatori nessuno poté valersi dell’ausilio di un avvocato. Senza sentire Marone Cinzano o qualche altro dirigente granata, senza alcun processo e senza ulteriori prove, ventiquattro ore dopo (il 4 novembre) Arpinati aveva già emesso la sua sentenza: “Il Direttorio federale delibera: 1) Al Torino FC viene tolto il titolo di campione assoluto d’Italia per l’anno sportivo 1926-1927; 2) Sono squalificati a vita, con divieto di ricoprire cariche federali e sociali, i membri del Consiglio Direttivo reggente il Torino FC nei mesi di maggio e giugno 1927”. La sentenza prosegue poi con la squalifica per due anni dei dirigenti granata entrati a far parte successivamente del Consiglio Direttivo, alla società vennero addebitate le spese d’inchiesta, una somma pari a 10.000 lire. Quel giorno tutti i dirigenti del Torino vennero squalificati perché corruttori, ma nessuno fu punito in quanto corrotto.

Poche ora dopo arrivarono, attraverso un comunicato ufficiale, i complimenti della Juventus ad Arpinati per l’inchiesta svolta. Il 6 novembre invece il presidente della FIGC annunciò alla stampa che sarebbe stato squalificato a vita anche Allemandi. Il terzino scoprì la notizia attraverso i giornali, la sentenza definitiva nei suoi confronti arrivò però solamente il 21 novembre: quel lasso di tempo, in cui Arpinati aveva già deciso la sentenza di colpevolezza, servirono al presidente della FIGC per trovare presunte prove di colpevolezza del calciatore. Secondo il regolamento dell’epoca lo scudetto, una volta revocato al Torino, sarebbe dovuto essere assegnato alla seconda classificata, il Bologna. Così invece non fu e, come si legge su La Gazzetta dello Sport del 7 novembre 1927, la motivazione la diede lo stesso Arpinati. “Il titolo passerà ora al Bologna? Assolutamente no. Il risultato dell’inchiesta è tale che ha riportato l’impressione precisa che talune partite di campionato abbiano falsato l’esito del campionato stesso. Il Bologna non avrà perciò il titolo tolto al Torino; il campionato 1926-27 non avrà il suo vincitore”. Oltre le dichiarazioni ufficiali, già all’epoca rimbalzava il sospetto che fu Mussolini in persone a ordinare che lo scudetto rimanesse inassegnato, per non alimentare ulteriori sospetti di favoritismo verso la squadra rossoblù di parte di un importante gerarca fascista come lo era Arpinati. Critiche che sarebbero state rivolte indirettamente allo stesso PNF.

 
Top
view post Posted on 9/6/2017, 07:25
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Lo scudetto revocato del 1927: nessuno ha mai visto la prova che inchioda il Toro
Di Andrea Piva



Parte VII
Il 21 maggio arriva la squalifica per Allemandi ma sull’esistenza della lettera, che inchioderebbe il Toro e il calciatore, ci sono dei dubbi

Se il 4 novembre del 1927 è il giorno in cui al Torino è stato revocato lo scudetto, il 21 novembre è invece quello in cui Luigi Allemandi, il presunto calciatore della Juventus corrotto, è stato ufficialmente squalificato. Come detto nella precedente puntata dell’inchiesta, il terzino, che nel frattempo si era trasferito all’Inter, apprese la propria pena dai giornali il 7 novembre, dopo che Arpinati dichiarò che aveva deciso di squalificarlo a vita. Allemandi non si diede però per vinto e preparò immediatamente il proprio ricorso, un lungo memoriale di circa venti pagine (nella foto di copertina di Tuttosport) in cui respinse ogni accusa, smentendo anche le voci sul fatto avrebbe acquistato una preziosa automobile con le 25.000 lire ricevute da Gaudioso (l’auto in questione era di proprietà dello zio e Allemandi la utilizzava solo per qualche gita). Il 13 novembre, intanto, Arpinati si fece vedere al Filadelfia per Torino-Padova, la prima gara dei granata dopo la revoca dello scudetto, il giorno successivo Allemandi consegnò al segretario della FIGC, Giuseppe Zanetti (uomo di fiducia di Arpinati, scelto proprio da quest’ultimo al momento del suo insediamento), il plico con il proprio memoriale difensivo. Il calciatore fu poi convocato a Bologna, città nella quale fu spostata la sede della Federazione.

Appena arrivato negli uffici di Arpinati, Allemandi fu sottoposto ad un interrogatorio: il presidente della FIGC gli chiese se si ricordava di una lettera scritta a Gaudioso e, dopo aver ricevuto una risposta negativo, tirò fuori un biglietto ricomposto, ne lesse pochi frasi ambigue come “A Bologna c’è brutta gente” o “Il primo a pagarla sarà Ferminelli” e chiese ulteriori spiegazioni, aggiungendo che quella lettera ridotta in pezzi l’aveva trovata pochi giorni prima lui stesso, durante il suo viaggio a Torino, in un cestino dell’immondizia nella stanza della pensione di piazzetta Madonna degli Angeli dove il calciatore alloggiava. Allemandi ribadì che non ricordava esattamente il contenuto di quella lettera, domandò di poterla vedere ma Arpinati respinse la richiesta, come respinse anche quella di un confronto tra il calciatore e il suo accusatore: Gaudioso. La prova che inchioderebbe Allemandi, e di conseguenza anche il Torino, in realtà oltre ad Arpinati, la moglie che l’avrebbe ricomposta, e pochi altri membri del direttivo della FIGC nessuno l’ha mai vista: né il terzino, né i dirigenti granata, né un avvocato. Ad oggi di quel biglietto, prova principale della frode commessa dal dirigente granata e dal calciatore bianconero, non c’è traccia. Il mistero intorno a quella lettera si fece più fitto qualche giorno dopo quando, insieme al proprio avvocato, Allemandi si recò alla pensione di piazzetta Madonna degli Angeli e le proprietarie gli dissero che Arpinati lì non aveva mai messo piede. Un foglietto spezzettato lo aveva invece Guadioso che disse alla figlia del gestore che lo avrebbe dovuto portare a Bologna. Il 21 novembre arrivò l’ufficializzazione della squalifica a vita del calciatore.

Nel gennaio del 1928 si tenne il processo per diffamazione contro Guido Nani intentato dai dirigenti del Torino squalificati, guidati da Enrico Marone Cinzano (dopo la sua qualifica ufficialmente il presidente della società fu Giacomo Ferrari). In tribunale Nani ripetè quello che aveva già detto ad Arpinati, cioè di aver fatto tutto da solo. Scagionò tutti tranne il segretario Pietro Zanoncelli, che gli aveva dato 20.000 lire per la presunta compravendita della partita. Zanoncelli disse che i soldi se li era fatti dare dal vicepresidente Eugenio Vogliotti, senza spiegare però il motivo del prestito, poi si difese raccontando di essere stato contattato da Gaudioso prima del derby di andata (vinto 1-0 dalla Juventus), di averne parlato con Nani e di aver deciso di non andare avanti nella truffa. Enrico Marone Cinzano fu invece completamente scagionato da Nani, l’imprenditore decise allora di lasciar cadere le accuse di diffamazione e le parti si misero d’accordo per un’amichevole remissione della querela. Una decisione che non piacque ad Arpinati. La sentenza finale vide assolti quasi tutti i dirigenti del Torino tranne quattro: Guido Nani, Pietro Zanoncelli (che già da tempo licenziato dalla società) e a sorpresa anche Enrico Marone Cinzano e Eugenio Vogliotti. Il 22 aprile del ’28 furono però tutti riabilitati: Mussolini, in occasione dell’istituzione del Natale di Roma per festeggiare la nascita della città, concesse un’amnistia agli sportivi: tutti gli squalificati furono riabilitati, Allemandi tornò a calcare i campi da calcio e, ironia della sorta, giocò la sua prima partita proprio contro il Torino, questa volta però indossando la maglia dell’Inter. Nonostante l’amnistia lo scudetto al Torino non fu restituito.


...

Lo scudetto revocato del 1927: dalla promessa a Novo fino a Cairo, i tentativi di riaverlo
Di Andrea Piva



Parte VIII
Il presidente della FIGC Barassi promise a Novo la restituzione del titolo dopo il 4 maggio, ma lo scudetto non è mai tornato al Toro

Nel 1927 il presidente della FIGC, come più volte detto, era il gerarca fascista Leandro Arpinati, a capo del Direttorio Federale, fino a metà febbraio di quell’anno vi era Ulisse Baruffini. Quest’ultimo prima di dimettersi nominò Ottorino Barassi presidente del Direttorio a partire dalla stagione 1927/1928, quella in cui al Torino venne revocato lo scudetto vinto il campionato precedente. Questo breve excursus storico è importante per inquadrare meglio l’assetto dei vertici del calcio italiano negli anni ’20 ma anche perché è necessario presentare la figura di Barassi. Quest’ultimo infatti nel 1946 fu nominato presidente della FIGC e con tale incarico, il 6 maggio del 1949 (due giorni dopo la tragedia di Superga) incontrò il presidente granata Ferruccio Novo, gli comunicò che il suo Torino era ufficialmente campione d’Italia per la quinta volta consecutiva. Ma non solo, Barassi aggiunse anche che era arrivato il momento di restituire quello scudetto revocato ventidue anni prima.


Nella foto Ottorino Barassi
Barassi (che tra l’altro è il dirigente che spostò la sede della FIGC da Bologna e Roma e che durante la seconda guerra mondiale evitò che la Gestapo si impossessasse della Coppa Rimet) non era uno sprovveduto, nel 1927 nel suo ruolo di presidente del Direttorio Federale del FIGC un’idea di quello che realmente era accaduto certamente se l’era fatta e viene difficile pensare che quella promessa fatta a Novo (ma anche a Enrico Marone Cinzano che in quel momento si trovava nella stessa stanza con l’amico presidente del Grande Torino) fosse frutto solamente di un qualche sentimento di pena per la tragedia da poco avvenuta. Anche perché quel tricolore era quasi finito nel dimenticatoio, considerato che dall’indomani della sentenza e per molti anni non se ne parlò più. Novo però, dopo la tragedia di Superga, non aveva la voglia e la forza di lottare per far sì che la promessa di Barassi venisse mantenuta e quello scudetto tornò ad essere solo un argomento del passato. Almeno fino al 19 maggio del 1976: tre giorni prima il Torino di Pulici, Graziani, Sala e Zaccarelli pareggiò 1-1 con il Cesena laureandosi squadra campione d’Italia; quel giorno su La Stampa apparve un’intervista al presidente granata Orfeo Pianelli che, tra le altre cose, tornò a parlare di quanto accaduto quarantanove anni prima. “Pretendiamo gli arretrati, pretendo quello scudetto del ’27 che ci fu tolto con un inghippo […]. Ci spetta. Perché non l’ho chiesto prima? Perché non volevo sentirmi dire: presidente di uno scudetto altrui, prova prima a vincere sul campo. E adesso abbiamo vinto, urgono gli arretrati” si legge suo quotidiano dell’epoca. Il neo presidente della FIGC Franco Carraro, diede prima delle rassicurazioni a Pianelli, poi però lo gelò affermando che molta della documentazione era andata persa e che non era possibile ricostruire cosa accadde. Negli anni successivi anche Mario Gerbi (presidente granata dal 1987 al 1989) provò a richiedere quel titolo, il presidente della FIGC Antonio Matarrese annunciò di aver dato vita ad una commissione d’inchiesta ma alla fine nulla fu fatta e con la cessione del Torino da Gerbi a Borsano anche la commissione sparì. Nel 2005, pochi mesi prima del fallimento dell’AC Torino, il presidente Attilio Romero dichiarò di aver parlato della faccenda con Carraro (che dal 2001 era tornato ad essere a capo della FIGC) e che la società granata si sarebbe mossa per richiedere ufficialmente la restituzione dello scudetto. Ma in quei mesi i dirigenti granata ebbero problemi più grandi a cui pensare.

Ora è Urbano Cairo ad aver chiesto ufficialmente la restituzione dello scudetto al Torino, lo ha annunciato al Filadelfia, sul prato dove Libonatti, Baloncieri e Rossetti vinsero quel tricolore, dove giocarono incredibilmente per due volte la partita contro il Bologna battendolo entrambe le volte per 1-0. Chissà se questa volta le cose andranno diversamente rispetto al passato, chissà se la FIGC presieduta da Carlo Tavecchio riuscirà a fare luce su quanto accadde realmente nel 1927.

 
Top
view post Posted on 9/6/2017, 07:44
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Lo scudetto revocato del 1927: le conclusioni e il parere di Gian Carlo Caselli
Di Andrea Piva


Parte IX
L’ex magistrato: “Le incongruenze dell’inchiesta sono clamorose ed evidenti, di rispetto delle garanzie processuali neanche l’ombra”

È stato giusto revocare al Torino il suo primo scudetto? Ci fu veramente la combine nel derby con la Juventus? Sono queste le due principali domande che ci siamo posti all’inizio della nostra inchiesta su quel titolo vinto novant’anni fa dai granata, poi tolto pochi mesi dopo. Abbiamo provato a ritornare al 1927, alla pensione di piazzetta Madonna degli Angeli, al Filadelfia e nel palazzo del potere del calcio a Bologna. Abbiamo ricostruito gli avvenimenti, anche attraverso a quanto scritto dai giornali dell’epoca e abbiamo conosciuto i protagonisti della vicenda: dal dirigente del Torino Guido Nani al terzino della Juventus Luigi Allemandi, passando per il presidente della FIGC Leandro Arpinati, lo studente Francesco Gaudioso e il giornalista Roberto Ferminelli. Nonostante il dettagliato excursus storico, è risultato però impossibile dare una risposta netta, inconfutabile, alle domande che inizialmente ci siamo posti e che anche ogni tifoso granata si sarà fatto.

“Arpinati non avrebbe mai potuto essere smentito da alcuno, meno che mai da se stesso in corso d’opera (a parte che nelle dittature l’accusa deve sempre, immancabilmente, avere ragione e vincere). Le incongruenze dell’inchiesta sono clamorose ed evidenti. Il teste chiave (Francesco Gaudioso, ndr) è un ragazzo senza arte né parte, sempre squattrinato (ma poi, all’improvviso, baciato da una qualche fortuna che lo copre di soldi, dicono le titolari della pensione in cui abitava), che si contraddice e cambia versione un’infinità di volte”. A dirlo (sia pure in un quadro che comprende anche riserve sul merito della vicenda) è il più autorevole cuore granata in materia giuridica: Gian Carlo Caselli. Quello evidenziato dall’ex magistrato, nonché autore della prefazione del libro di Massimo Lunardelli “Indagine sullo scudetto revocato al Torino nel 1927”(Nei post successivi potete leggere altre informazioni sul libro, con video e interviste all'autore. NdM), è solo uno dei tanti aspetti poco limpidi della vicenda. “Di rispetto delle garanzie processuali neanche l’ombra, anzi lo scempio più assoluto – continua Caselli – imputati condannati senza mai essere stati interrogati, quindi senza mai essersi potuti difendere; interrogatori svolti senza l’ombra di un difensore e con ostinato rifiuto di esibire atti e documenti fondamentali”. Per riottenere quel titolo di Campione d’Italia perso nell’autunno di novant’anni fa, il Torino farà leva proprio su questo: sul processo mai avvenuto e su una sentenza che gli ha tolto uno scudetto senza che nessun dirigente, fatta eccezione per il reo confesso Nani, abbia potuto provare a difendersi.

Forse è stato tutto un piano architettato da Arpinati per favorire il suo Bologna. Forse Nani è stato truffato da Gaudioso, che si è intascato le 25.000 lire. Forse la combine è realmente avvenuta ma il corrotto non è Allemandi o magari è proprio il terzino campione del Mondo nel ’34: a novant’anni di distanza dai fatti di quel campionato, con tutti i protagonisti della vicenda ormai morti da diverso tempo, sembra non essere possibile ricostruire con esattezza quanto avvenne e, allo stesso modo, nemmeno scagionare o condannare con la massima sicurezza il Torino. L’unica certezza è che la società granata ora si sta battendo per riavere quel tricolore e cancellare quel “revocato” accanto alla voce “scudetto 1926/1927”: sarà ora compito della Federazione dare delle risposte alle domande poste all’inizio e mettere la parola fine ad una delle più oscure e misteriose pagine del calcio italiano, oltre che dell’ultracentenaria storia del Torino.



Un gran bel libro quello scritto da Massimo Lunardelli. Successivamente i post dedicati al librto

Inoltre, in questa sezione, nel Topic:
La Nostra STORIA: La Biblioteca Granata ...
potete trovare alcune recensioni su qualche libro dedicato al nostro Toro.
(La bibliografia granata comprende più di cento libri!)

cliccando QUI


PS: se in casa avete dei libri sul Toro, postate qui una piccola recensione con una foto della copertina :B):



Edited by @Merking - 11/6/2017, 07:19

Attached Image: images

images

 
Top
view post Posted on 11/6/2017, 06:23
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


da Toronews


Lunardelli: ''Io, il Toro e quello scudetto del 1927''
Scritto da Roberto Maccario

qrdpxh

L'autore dell'opera presentata al Salone del Libro il 12 maggio a TN: ''Ritraggo un'Italia che non c'è più''

Indagine sullo scudetto revocato al Torino nel 1927 è un libro di Massimo Lunardelli con la prefazione di Giancarlo Caselli, che tenta di fare luce sul primo vero scandalo del calcio italiano, un fatto di cui si è sempre saputo molto poco. L'opera verrà presentata il 12 maggio al Salone del Libro di Torino dal nostro vice direttore Gino Strippoli

Ciao Massimo, illustraci in poche parole il tuo progetto.
''Si tratta di una sorta di libro – inchiesta. Per scriverlo ho dovuto documentarmi, leggere i giornali dell'epoca, in particolare la Stampa e il Guerin Sportivo e ricostruire l'aria che si respirava nel nostro Paese.
Da tifoso del Toro quale sono poi mi sono posto una domanda: comprammo o no quel famoso derby?''


Ed è riuscito a darsi una risposta?
''Non una risposta definitiva, ma ci sono andato vicino; in ogni caso si tratta del lavoro più completo sull'argomento''.

Come andarono le cose?
''Pare che due dirigenti del Torino, attraverso un intermediario, un giovane studente, tentarono di corrompere alcuni giocatori juventini prima di un derby. Ci fu un processo intentato dalla Lega, una causa civile in seguito alla quale tutta la colpa ricadde su due dirigenti del Toro: Nani e Pietro Zanoncelli, che si assunsero l'intera responsabilità della vicenda. All'interno del tutto però ci sono delle imprecisioni''.

Quali?
''Nella ricostruzione dei fatti solitamente fornita da tutti, compreso Gianni Brera, si parla di 50 mila lire; in realtà pare fossero 25 mila più 10 mila che lo studente intermediario chiese in caso di vittoria dello scudetto da parte dei granata, ma è molto probabile che i soldi non arrivarono mai a destinazione e che il ragazzo se li intascò fregando tutti''.

Inoltre dalle cronache dell'epoca risulta che Allemandi, il giocatore della Juventus coinvolto, fu il migliore in campo, non è così?
''Lo fu anche secondo Bruno Roghi della Gazzetta dello Sport, una firma autorevole all'epoca, ma la cosa curiosa fu che proprio Roghi non prese mai apertamente le sue difese, a testimonianza di un ruolo piuttosto ambiguo ricoperto dalla stampa durante il regime fascista''.

Cosa ci dice sulla figura di Arpinati?
''Arpinati era un gerarca fascista, nonché presidente della Lega Calcio, podestà di Bologna, proprietario del Resto del Carlino e del Littorale (il Corriere dello Sport dell'epoca) e beneficiario di altre importanti cariche. Si trattava insomma di un uomo molto influente, guarda caso tifosissimo dei rossoblu, che in quella stagione arrivarono secondi. In ogni caso pare ci fosse stata una lettera a testimonianza di uno scambio epistolare tra Allemandi e lo studente in questione, trovata da Arpinati nel cestino di una pensione torinese dopo Toro – Padova e costituente la prova d'accusa per i granata. A parte il fatto che le titolari della pensione hanno sempre smentito le dichiarazioni di Arpinati, la domanda che mi sorge spontanea è: se quella lettera esisteva davvero perché il gerarca non l'ha mai fatta pubblicare?''.

Tornando al libro, a chi è indirizzato? Non solo ai tifosi del Torino ma a tutti gli appassionati di calcio e di storia in generale, giusto?
''Sì, il calcio è il protagonista assoluto dell'opera, ma credo che essa costituisca anche un bel ritratto di un'Italia che oggi non c'è più''.

Nel suo lavoro si associano le parole ''Toro'' e ''scudetto'': un binomio destinato a non ripetersi mai più?
''Io ho 53 anni, ho visto lo scudetto del 1976 da ragazzo vivendolo, gustandolo e prendendomelo in pieno. E' ovvio che non si possono mai fare previsioni precise, tuttavia purtroppo oggi le cose nel calcio sono cambiate per cui credo che sia molto difficile''



Indagine sullo scudetto revocato
al Torino nel 1927
di Lunardelli Massimo
Blu Edizioni
ISBN: 9788879041751


tbEhat8l

Video

L'intervista all'autore

Video

Video
di Bertone e Strippoli

 
Top
view post Posted on 11/10/2017, 12:09
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Da Toro.it
“Lo scudetto revocato”: domani la presentazione del libro di Segio Donna

Alle 18, alla libreria Borgo San Paolo di via Di Nanni 102, verrà presentata la storia romanzata del tricolore revocato ai granata nel 1927

È una questione apertissima, quella dello scudetto revocato al Toro. E creerà sicuramente un precedente, in tutti i casi. Ma molti sono i dubbi sulla mancata attrbuzione del titolo al Torino nel 1927, tante le incongruenze. Toro.it ne aveva parlato diffusamente, attraverso un’inchiesta che ha provato a sviscerare nei dettagli quanto accaduto in quel confuso anno, dove a pagare fu sopratutto il club granata. E ora i fatti di quel periodo tornano a essere nuovamente raccontati in una storia di fantasia, su un fondo però incredibilmente reale. Si tratta del libro Lo scudetto revocato di Sergio Donna, che attravers personaggi di finzione prova a dare la sua versione su quanto accaduto e sul perché al Toro lo scudetto non venne più assegnato.

Un romanzo avvincente, con una verità storica importante. Un romanzo che verrà presentato domani, giovedì 12 ottobre, presso la libreria Borgo San Paolo di via di Nanni 102, Torino. Si terrà un incontro con l’autore che spiegherà cosa lo ha portato a scrivere una storia come quella, e quale effettivamente è la sua versione dei fatti. Un appuntamento interessante, per tutti gli appassionati di Toro e non. Da non perdere.

Attached Image: scudetto-revocato-696x391

scudetto-revocato-696x391

 
Top
view post Posted on 8/3/2018, 12:40
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Da Toronews

MONDO GRANATA
Lunedì 12 marzo la mostra “Il calcio agli inizi del novecento”


L’evento si svolgerà a partire dalle ore 17,30 presso la sala conferenze della Biblioteca civica centrale di Torino

Appuntamento imperdibile quello in programma lunedì 12 marzo presso la Biblioteca civica centrale di Torino, situata in via della Cittadella 5. A partire dalle ore 17.30 infatti andrà in scena nella sala conferenze dell’impianto una serata completamente a tinte granata. Prima verrà trattato il tema de “Il calcio agli inizi del novecento”, con la visione del docu-film “Da dove tutto ebbe inizio” con la partecipazione speciale dell’autore Victor Vegan.
In seguito sarà possibile visionare e partecipare alla discussione della mostra fotografica “I pionieri granata”.
Infine, intorno alle 18.30, ci sarà la presentazione del libro “Lo scudetto revocato” di Segio Donna. L’ingresso è libero ed aperto a tutti

Attached Image: 2-630x415

2-630x415

 
Top
view post Posted on 6/4/2018, 00:29
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Da Noi Granata

Presso la Biblioteca civica Cesare Pavese la mostra “I pionieri granata”

Da ieri 4 aprile, e fino al 28 presso i locali della Biblioteca civica Cesare Pavese sita a Torino, in Via Candiolo 79 la mostra fotografica “I pionieri granata”, nell’ambito di un evento riguardante il calcio, in particolar modo quello torinese, agli inizi del novecento.
Nella giornata di martedì, 10 Aprile alle ore 17.30, incontro con Sergio Donna autore del libro “Lo scudetto revocato", a cui interverranno anche Daniele Costelli e Marco Morelli di Popolo il quale ha gentilmente concesso i cimeli e le curiosità della mostra dall’archivio di Vittorio Morelli di Popolo, uno dei padri fondatori del Foot-Ball Club Torino.

Attached Image: 406750_1520541391

406750_1520541391

 
Top
view post Posted on 30/5/2019, 22:53
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Oggi sono stati nominati gli otto esperti che dovranno risolvere tutte le contese sugli scudetti revocati o assegnati d'ufficio nei primi anno del '900.
Ecco chi sono e i loro curricula:
1) coordinatore il vicepresidente del Museo Calcio di Firenze Matteo Marani;
2) Francesco Bonini, Rettore della LUMSA, ordinario di Storia delle istituzioni politiche, Presidente della Società italiana di storia dello sport; 3) Pierre Lanfranchi, Research professor of History International Centre for Sport History and culture presso Università Montfort di Leicester (da anni storico della FIFA);
4) Daniele Marchesini, ha insegnato Storia Contemporanea alla facoltà di Lettere dell’Università di Parma;
5) Sergio Giuntini Vicepresidente e direttore del Comitato scientifico della Società italiana di storia dello sport, ha insegnato storia dello sport presso Università di Milano Statale e Cattolica e Tor Vergata Roma;
6) Enrico Landoni professore associato di storia contemporanea all’Università eCampus, dove insegna Storia contemporanea, Storia dello sport e del giornalismo sportivo e autore di “Gli atleti del Duce, la politica sportiva del fascismo 1919-1939”;
7) Eleonora Belloni svolge attività di ricerca al Dipartimento di Scienze politiche e internazionali di Siena è stata ricercatrice a contratto presso l’Università Bocconi di Milano ed è socia della Società italiana per lo studio dello sport contemporaneo - Sissco;
8) Nicola Sbetti, dottore di ricerca in politica, istituzioni e storia, insegna storia dell’educazione fisica e dello sport presso l’Università di Bologna ed è membro del direttivo della Società italiana di storia dello sport.

(Tutte queste informazioni sono state ricavate da un articolo scritto da Elena Rossin - Torino Granata - Fonte La Stampa e FIGC
 
Top
view post Posted on 13/4/2021, 11:43
Avatar

Ammiraglio della Tortuga Granata

Group:
Administrator
Posts:
11,992
Location:
La rete

Status:


Secondo quanto scrive La Stampa e riprende Toronews

La commissione incaricata dal presidente della FIGC e guidata dal vicepresidente del Museo del Calcio di Coverciano (Marani Matteo), ha completato la ricostruzione storica del caso Allenandi e dello scudetto revocato del campionato 1926/27.
Il verdetto è previsto per la fine di questa estate, così come per lo scudetto del 1914/1915, conteso da Lazio e Genoa e quello del 1924/25 conteso da Genoa a Bologna.
 
Top
10 replies since 9/6/2017, 05:58   674 views
  Share